di Arcipelago- “Siamo di fronte all’ultimo atto di una drammatica crisi che investe tutto il nostro sistema.
L’appuntamento elettorale per il rinnovo del Parlamento Europeo potrebbe sancire il definitivo fallimento della stagione democratica dei Paesi europei dopo la seconda guerra mondiale.
La crisi di sistema con governi che, ignorando la profondità della crisi stessa, di fatto puntano al collasso della democrazia rappresentativa ci impone una seria riflessione sul nostro impegno.
Dobbiamo quindi uscire dall’inerzia che ha accompagnato questo collasso se non vogliamo che divenga senso comune “ l’inutilità delle istituzioni rappresentative” e.. “ogni minuto speso a discutere fuori dei social considerato inutile”.
Sono necessarie ed urgenti riforme di sistema a cominciare da una “sperimentazione in sede europea”.
Concentriamoci quindi, nella totale afasia della “politica”, su una proposta che ci impegni per queste riforme abbandonando analisi che muovono solo da esigenze tattiche, tentativi di “sopravvivenza tattica”…….
Stiamo assistendo al fallimento conclamato del mito fondante di tutte le ideologie del ‘900: l’idea che esista una possibilità di progresso illimitato e positivo per l’umanità che avrebbe permesso di risolvere tutti i problemi della nostra civiltà. Entra in crisi l’apparato ideologico e valoriale del 900.
La transizione fra un’era e un’altra che stiamo vivendo ci presenta una realtà non interpretabile usando i vecchi paradigmi con la crisi del modello della democrazia parlamentare e la dissoluzione del sistema liberal democratico.
Le ormai prossime elezioni europee sono “storiche”; o siamo in grado di sostenere sul piano culturale, strategico, programmatico ed organizzativo lo scontro in atto anche sul piano di un nuovo modello rappresentativo, o saremo spazzati via.
L’obiettivo che dobbiamo porci è, pertanto, quello di fronteggiare il degrado della democrazia rappresentativa e la sua involuzione verso una forma di “dittatura della maggioranza” in cui prevale la non conoscenza, il disprezzo per la competenza e la crassa ignoranza.
E’ in crisi in primo luogo la democrazia rappresentativa che non ottiene più l’adesione delle masse perché non è riuscita a garantire ciò che prometteva; eguaglianza, libera iniziativa, crescita, lavoro, solidarietà, socialità, famiglia nazione, appaiono concetti non più in grado di offrire adeguate soluzioni; a nostro avviso, le analisi che oggi vengono proposte muovono solo da esigenze tattiche, tentativi di “sopravvivenza tattica”.
Parlare quindi di realpolitik o di teorie “machiavelliane” nel tentativo di contrastare la deriva sovranista e populista in Europa significa semplicemente far quadrato con un indifendibile establishment europeo non più in grado di governare i grandi problemi del terzo millennio.
Sono cambiati peraltro gli equilibri internazionali, politici, economici, democratici e culturali nonché la composizione sociale del “vecchio mondo”; l’Europa è “più necessaria che mai” perché solo con un’Europa Forte sarà possibile contrastare gli “imperi” … (Cina, Russia, USA).
Come sostiene Bernard Henry Levy: L’Unione Europea è forse l’ultima Utopia della nostra generazione.
L’Europa ha una missione, un fine… un’idea che la orienta: combinare le grandi tradizioni laiche e la tradizione cristiana.
E’, prima di tutto, una battaglia culturale che dobbiamo vincere: una grande idea da proporre al mondo che parla di democrazia. Una forma di democrazia che non è fatta solo di razionalizzazione, scienza, tecnica … ma anche cultura, umanesimo europeo.
Non si tratta, quindi, soltanto di una democrazia intesa come “procedura democratica”, ma anche di diritti, di implementazione dei diritti … di partecipazione informata: la democrazia rappresentativa, la democrazia accogliente, che dialoga con le altre culture, non si indebolisce ma è più potente.
Ma il potere non è monocratico, centralizzato, il potere si può dividere … articolare con norme e costituzioni … tutti i cittadini debbono partecipano al potere in base ad ordini e norme precise …
L’Europa è un grande spazio dove esiste una sovranità europea e in cui le varie identità nazionali, linguaggi, confessioni, sono strette da un “foedus”.
La nostra missione: il foedus di cui parliamo significa lealtà, amicizia, vale a dire la “societas” europea, l’alleanza con gli altri popoli.
Un grande spazio culturalmente unito, dove il potere è articolato e suddiviso: questa fu la promessa dei nostri padri fondatori … che non esiste in nessuno degli altri imperi. Questa è “L’idea” da contrapporre ai sovranisti!
Ai candidati parlamentari chiediamo di condividere questo documento e a coloro che saranno eletti a maggio chiederemo di lavorare ad una vera e propria nuova fase costituente così da poter realizzare la grande idea-simbolo di una UNIONE EUROPEA FEDERALE.
E’ un ruolo ispiratore di un modello che l’Europa deve assumere nella comunità internazionale; un modello che deve tener conto non solo di RISORSE scarse, ma che prenda finalmente coscienza della nuova utopia sostenibile i cui contenuti si rifanno all’ «Agenda 2030» delle Nazioni Unite, ovvero a quella “visione strategica del futuro dell’Unione”, e a quelle azioni da intraprendere “per realizzare quei principi ora e nel difficile futuro che ci aspetta”.
UN NUOVO ASSETTO ISTITUZIONALE
Un progetto originale quindi che affronti in primis il tema di un nuovo assetto istituzionale che preveda un Governo federale eletto da un Parlamento Europeo legittimamente eletto dai cittadini europei.
Un progetto che, accanto ad un rigore economico, ha due pilastri : la solidarietà e la sussidiarietà.
E’ un processo che richiederà da parte dei cittadini europei prima ancora che dei governi attualmente in carica, l’accettazione di una cessione di sovranità e la creazione di nuovi “pesi e contrappesi”. Lingue diverse, popoli diversi, tradizioni diverse debbono formare un nuovo modello di sovranità.
Se l’Europa vuole riconquistare la solidarietà dei propri cittadini, potrà farlo solo dimostrando concretamente di essere in grado di stabilire una cooperazione tra europei, nel contesto di una cooperazione internazionale tra pari.
Un potere quindi che si puo articolare e dividere senza frantumarsi. Vogliamo sentire che l’euro serve e puo servire al welfare.
La democratizzazione del delle istituzioni europee è il nostro primo obiettivo. L’elezione quindi di un Presidente della Commissione Europea e conseguentemente di un Governo Europeo.
Se esiste la volontà politica dei soci fondatori è di una Europa a due velocità che parliamo che superi una astorica ed inconsapevole operazione di allargamento
FISCALITA’ EUROPEA
Parliamo quindi di una fiscalità europea che, ricercando una armonizzazione delle fiscalità degli stati, sia in grado di porre rimedio alle disuguaglianze provocate dalla finanziarizzazione e dalla globalizzazione non controllata che abbiamo vissuto in questi anni. Due fenomeni che, accanto a fronte di un miglioramento del tenore di vita di milioni di persone, hanno rappresentato per molti, e in particolare nella classe media del vecchio mondo, la perdita del lavoro, il peggioramento delle condizioni di vita, e di ogni sicurezza.
Tutto ciò al fine, non meno importante, di eliminare le distorsioni provocate dal dumping sociale e fiscale e ambientale soprattutto all’interno dell’UNIONE.
Le risorse provenienti dalla FISCALITA EUROPEA dovranno finanziare
- a) la formazione permanente dei lavoratori ed un sussidio di disoccupazione europeo
- c) la ricerca, la formazione e le università europee, la cultura.
- d) la regolamentazione e il finanziamento dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.
UNA POLITICA INDUSTRIALE COMUNE
Una Politica industriale comune che supporti gli investimenti produttivi tecnologici e scientifici.
RISCALDAMENTO GLOBALE E MUTAMENTI CLIMATICI
I fenomeni del “riscaldamento globale” e dei “mutamenti climatici” dovranno essere letti e interpretati, nel rispetto delle generazioni future, dal Parlamento Federale Europeo, come il “nord” della bussola che guiderà il lavoro.
Le aumentate disuguaglianze in termini di reddito, ascrivibili agli effetti di una finanziarizzazione dell’economia hanno raggiunto anche in Europa livelli ormai insostenibili che vanno affrontati nell’ottica della chiave di volta del nuovo welfare.
LE NUOVE TECNOLOGIE
Le nuove tecnologie hanno ed avranno riflessi drammatici sull’occupazione anche se si creerà una forza lavoro dedita alla creazione di conoscenza, idee e innovazione. E’ mutato il modo di produrre le merci, ma anche le grandi trasformazioni, avvenute nel settore dei servizi, rendono superflue la proprietà materiale dei beni e comporteranno ovviamente costi sociali sempre più elevati.
La rivoluzione digitale, i cambiamenti climatici, la necessità di energia sostenibile, i progressi della medicina rappresentano sfide che non possiamo perdere. Stati Uniti, Cina e Giappone stanno investendo moltissimo in questa direzione. L’Unione Federale Europea deve porsi in questo contesto l’obiettivo di una “leadership scientifica Europea”.
Fondamentale, a tale riguardo, la collaborazione tra università e centri di ricerca degli Stati membri e l’aumento del bilancio europeo destinato a progetti comuni.
ARMONIZZAZIONE E REGOLAMENTAZIONE DEL LAVORO
L’Europa Federale deve farsi carico di una sempre maggiore armonizzazione, regolamentazione e tutela del lavoro, in presenza degli stravolgimenti epocali causati dall’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, la realtà aumentata, i mezzi di trasporto senza guidatore, le biotecnologie e gli algoritmi, le cui applicazioni già sono visibili.
DIFESA, SICUREZZA, CONTROLLO DELLE FRONTIERE E IMMIGRAZIONE
Un’ Unione Federale Europea più forte nel mondo è ciò che ci chiedono i “cittadini del Mondo”.
Difesa, sicurezza, controllo delle frontiere e immigrazione devono diventare politiche comuni. Dobbiamo iniziare il percorso per costruire un esercito europeo da attuare mediante l’unificazione dei bilanci della difesa degli stati membri. Occorre prioritariamente rivedere per intero il “Migration Compact”: il piano presentato dall’Italia per aiutare i paesi di origine e transito dei migranti nella gestione dei flussi, nell’assistenza umanitaria e nei rimpatri. Il controllo dei confini comuni, marittimi e terrestri, deve diventare un compito delle agenzie comunitarie. La gestione ordinata e condivisa dei flussi migratori è la premessa per superare il Trattato di Dublino e organizzare un sistema di accoglienza e integrazione comune.
GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILI
Gli obiettivi fissati dall’ONU per il 2030 (Agenda 2030 ) debbono rappresentare il faro di tutto quanto abbiamo sostenuto. Fame, salute, acqua, povertà, energia, infrastrutture, occupazione, disuguaglianze, clima, pace e istruzione sono le nostre priorità! Obiettivi di sviluppo sostenibile che devono essere inclusi, al pari di quelli relativi alla stabilità finanziaria, nella governance dell’Unione.
Per questo dobbiamo cambiare il nostro modo di leggere ed affrontare i problemi che ci circondano. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite devono essere inclusi, al pari di quelli relativi alla stabilità finanziaria, nella governance dell’Unione.
Arcipelago
APRILE 2019
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