• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina
Associazione Politico Culturale Arcipelago
  • Noi crediamo che
  • Lo Statuto di Arcipelago
  • Contattaci
  • News Alessandria
  • News Italia
    • Democrazia? Democrazia!
    • Economia e Stato Sociale
    • Educazione di Qualità
    • Energia e Ambiente
    • Europa dei Cittadini
    • Giovani e Futuro
    • Giustizia Giusta
    • Sistema Fiscale

Cosa viene dopo l’austerità

13 Gennaio 2013 by Redazione Lascia un commento

di IMMANUEL WALLERSTEIN

L’austerità è, in tutto il mondo, al centro delle politiche. Ci sono delle eccezioni apparenti in alcuni paesi – Cina, Brasile, gli Stati del Golfo e forse altri. Ma sono eccezioni a qualcosa che permea il sistema mondiale, oggi – e che equivale, in parte, ad una grande impostura. Quali sono i problemi?

 

Da un lato, lo spreco incredibile del sistema capitalista ha condotto a una situazione in cui il sistema mondiale è minacciato dalla sua reale incapacità di continuare a consumare, globalmente, ai livelli che erano abituali – soprattutto perché questo provoca una crescita costante del consumo globale.  Stiamo esaurendo gli elementi di base per la sopravvivenza umana, dato che il consumismo è stato la base delle nostre attività produttive e speculative.

 

D’altra parte, sappiamo che il consumo globale è stato molto diseguale, sia tra i paesi che all’interno di ogni paese. Inoltre, il divario tra gli attuali beneficiari e i perdenti cresce costantemente. Queste discrepanze costituiscono la polarizzazione fondamentale del nostro sistema mondiale, non solo economicamente, ma politicamente e culturalmente.

 

E questo non è più un segreto per le popolazioni del mondo. Il cambiamento climatico e le sue conseguenze, la scarsità di cibo e di acqua e le loro conseguenze sono visibili a sempre più persone, molte delle quali stanno cominciando a reclamare un cambiamento dei valori di civiltà – che superi il consumismo.

 

Le conseguenze politiche sono molto preoccupanti per alcuni dei più grandi produttori capitalistici. Essi si rendono conto di non stare più offrendo una convincente proposta politica, e quindi si ttrovano di fronte a una diminuzione inevitabile sulla loro capacità di controllare le risorse e la ricchezza. Le attuali politiche di austerità sono una sorta di sforzo per dell’ìultimo minuto per arginare l’onda della crisi strutturale del sistema mondiale.

 

L’austerità che viene praticata è una politica imposta ai settori economicamente più deboli della popolazione mondiale. I governi stanno cercando di salvarsi dalla prospettiva di fallimenti bancari e di blindare le mega-corporazioni (in particolare, ma non solo, lemega-banche), in modo da non pagare il prezzo per le loro notorie follie e delle sofferenze auto-inflitte. Il modo per farlo è essenzialmente quello di tagliare (o eliminare completamente) le reti di protezione sociale che storicamente sono state costruite per proteggere i cittadini dalle conseguenze della disoccupazione, di malattie gravi, dell’incapacità di pagare mutui e tutti gli altri problemi pratici che le persone e le loro famiglie costantemente affrontano.

 

Coloro che cercano vantaggi a breve termine continuano ad investire nel mercato finanziario, con transazioni incessanti e rapide. Ma anche questo gioco dipende, a medio termine, dalla capacità di trovare acquirenti per i beni prodotti. E la domanda effettiva sta svanendo, sia a causa dei tagli ai sistemi di sicurezza, che per il timore diffuso che ci saranno ancora più tagli nel futuro.

 

I difensori dell’austerità sono soliti garantire, di tanto in tanto, che stiamo voltando pagina o lo faremo presto, in modo che i bei tempi della prosperità torneranno. In realtà, non siamo mai stati vicini a questo mitico punto di svolta, e le promesse di recupero sono sempre più modeste e proiettate nel futuro.

 

Alcuni pensano, anche, che una via d’uscita socialdemocratica esista ancora. Invece dell’austerità, si dovrebbe aumentare la spesa pubblica e la tassazione dei ricchi. Anche se questo fosse politicamente fattibile, funzionerebbe? I sostenitori dell’austerità hanno un argomento plausibile. Non ci sono nel mondo, le risorse sufficienti per sostenere il livello di consumo che oggi tutti desiderano – dato che più persone rivendicano l’espansione del loro potere d’acquisto.

 

Qui entrano le eccezioni a cui ho fatto riferimento. Non sono paesi che stiano alterando il gruppo di coloro che consumano di più, ma lo stanno allargando. Le eccezioni quindi stanno ampliando i dilemmi legati alla crisi, non risolvendoli.

 

Ci sono solo due soluzioni a questi dilemmi. Uno creare un sistema mondiale autoritario e non capitalista, che userà la forza e la dissuasione, invece che il “mercato”, per mantenere ed estendere l’ineguale distribuzione dei beni di prima necessità. L’altra è cambiare i nostri valori di civiltà.

 

Per costruire un sistema relativamente democratico e relativamente egualitario, non abbiamo bisogno di “crescita”, ma di quel che è stato chiamato, in America Latina,  il buen vivir. Ciò significa promuovere una continua discussione razionale su come allocare le risorse del pianeta in modo che tutti possano avere accesso a tutto ciò che è realmente necessario per vivere – e, inoltre, per assicurare alle generazioni future la possibilità di godere della stessa opportunità.

 

Per parte delle popolazioni del mondo, questo significa che i loro figli consumeranno di meno, per altre, che consumeranno di più. Ma questo sistema consente a tutti di avere la “rete di sicurezza” di una vita garantita dalla solidarietà sociale.

 

Nel corso dei prossimi 20-40 anni, assisteremo una grande battaglia politica. La posta in gioco non è la sopravvivenza del capitalismo (che ha ormai esaurito le sue possibilità), ma il tipo di sistema che, collettivamente, “sceglieremo” per sostituirlo. O un modello autoritario, che imponga la polarizzazione continua (ed espansa), o un altro, relativamente democratico e relativamente egualitario.

 

 

 

 

 

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Footer

Associazione Arcipelago

Via Mazzoni, 29 - Alessandria
+39 347 1239563
[email protected]
Privacy e cookie policy
Modifica impostazioni cookies

Seguici su

associazionearcipelago.it
AArcipelago
associazione.arcipelago

Sostienici

Associazione Arcipelago
Unicredit Alessandria
Iban: IT 69S 02008 10400 000 101 654302

Copyright © 2023 · Associazione Arcipelago           Privacy Policy

Utilizziamo cookie di analisi anche di terze parti.

Scopri come disattivarli nelle impostazioni.

Panoramica privacy
associazione-politico-culturale-arcipelagoGDPR

Questo sito usa cookies tecnici per facilitare l'esperienza di navigazione degli utenti e per migliorare la velocità di caricamento delle pagine. Alcuni cookie analitici raccolgono informazioni statistiche in forma anonima per permetterci di capire quali sono le sezioni maggiormente utilizzate dagli utenti e per fornirti un'esperienza via via migliore.

Cookie tecnici

I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati perché il sito possa funzionare.

Cookie di Google Analytics

Questo sito usa Google Analytics per raccogliere informazioni anonime sul numero di visitatori e dati sulle pagine più visitate.

Cookie aggiuntivi

Questi cookies permettono di avere un'esperienza ottimale durante la visione dei video incorporati da Youtube. Permettono inoltre di utilizzare tutte le funzioni della mappe incorporate da Google Maps e la visualizzazione delle icone grafiche di Font Awesome per rendere più piacevole la navigazione sul sito

Cookie Policy

Per maggiori informazioni consulta la nostra Cookie policy