La Democrazia è in crisi il 3% della popolazione secondo gli ultimi studi si interessa di politica. Non di più.
C’è una pericolosa evoluzione dell’idea e della pratica della democrazia.
Populismo e plebiscitarismo, il leader carismatico insomma, inquina il rapporto con le istituzioni e con l’elezione rappresentativa gestita dai tecnici dell’audience.
La richiesta di decisioni veloci, perché lo vogliono i mercati, richiedono una democrazia senza politica, dove prevale la conoscenza dei governi tecnici.
Una democrazia che separa sempre di più i pochi che fanno politica dai molti che osservano ed esalta soprattutto la passività dei cittadini e solo la visibilità del leader.
L’articolo 49 della costituzione, finalizzato in quell’epoca storica, quando fu scritto a costruire i corpi intermedi, oggi non regge più.
In che senso? I corpi intermedi i partiti in sostanza, oggi vivono una crisi irreversibile.
Crisi che li stacca completamente da quella che è la realtà.
Quindi non più una crisi tra i partiti ma una crisi tra la politica
dei partiti e i cittadini.
Occorre una grande operazione verità. Occorre una nuova fase costituente basata sui principi dell’uguaglianza e della responsabilità.
E soprattutto che risponda a due domande
Quale società vogliamo?
Quale democrazia vogliamo?
Il voto è la decisione ultima e non la decisione prima.
I cittadini devono decidere di impossessarsi dei processi decisionali che decideranno del bene comune.
La proposta a cui stiamo pensando è un pubblico registro degli elettori che intendono partecipare al governo della comunità.
Un democrazia del terzo millennio che affronta questioni che segnano una crisi epocale come quella che stiamo vivendo che si realizza con persone consapevoli e coscienti fa la differenza tra soluzioni condivise e soluzioni imposte.
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