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Grecia, Alexis Tsipras accontenta l’Europa. Ma prima di incassare gli aiuti ha davanti quattro mesi di fuoco

25 Febbraio 2015 by Redazione Lascia un commento

(da http://www.huffingtonpost.it/)-

In principio era un muro contro muro, poi una proposta unilaterale di rinegoziazione del debito, quindi la richiesta di un prestito ponte, poi un prolungamento degli aiuti di sei mesi, poi scesi a quattro, fino al mezzo sì di oggi dell’Eurogruppo, con il semaforo verde della Commissione e le riserve di Fondo Monetario e Banca Centrale Europea. “Mezzo”, in senso quasi letterale, perché il via libera ottenuto dalla Grecia all’estensione dei finanziamenti è in realtà una boccata di ossigeno soltanto fino ad aprile, due mesi. Se è vero infatti che il Paese si è messo finanziariamente al riparo almeno fino a fine giugno, salvandosi in extremis dall’uscita dalla moneta unica e da un esodo massiccio di capitali dalle banche elleniche, cresciuto ad un ritmo preoccupante proprio nei giorni in cui l’intesa sembrava più lontana, ha però soltanto sessanta giorni per scongiurare il rischio di perdere la faccia con i propri elettori a meno di un mese dall’elezione.

A fine aprile, il generico elenco di riforme presentato oggi, si dovrà trasformare in unaroad map più dettagliata. Fatta di impegni, dettagli. E numeri, soprattutto. Quelli che mancavano nel documento inviato lunedì notte all’Eurogruppo approvato oggi. Impegni, dettagli e numeri che non a caso Fondo Monetario Internazionale e Banca Centrale hanno sollecitato nelle loro missive. E che il premier greco deve trovare il modo di far digerire ai suoi cittadini, e al proprio partito, senza tradire gli impegni, molto costosi,presi in campagna elettorale. Anche perché già da ora deve incassare senza colpo ferire i toni trionfalistici di chi, come Angela Merkel, parlando con i deputati del proprio partito, avrebbe cantato vittoria, spiegando che Tsipras “è tornato passo a passo alla realtà”.

In uno tanti singolari cortocircuiti linguistici della telenovela euro-ateniese, l’accordo per l’estensione dei finanziamenti, questa la formula caldeggiata dal ministro delle finanze Yanis Varoufakis, di finanziamenti ad Atene prevede ben poco. L’accordo siglato venerdì scorso all’Eurogruppo ha fissato in modo chiaro il patto tra la Grecia, la Ue e gli altri creditori. Fino alla fine di giugno, l’unica “moneta” di cui la Grecia potrà beneficiare sarà il tempo. Né la Commissione, né la Bce, né il Fondo Monetario hanno intenzione di sganciare un solo euro fino a che Atene non metterà nero su bianco gli impegni che il Paese si assumerà nei confronti dei creditori e – soprattutto – avrà dimostrato di realizzarli.

Messi nel congelatore fino a fine giugno i pagamenti attesi, resta da capire come il governo abbia intenzione di finanziarsi nei prossimi mesi visto che non solo le casse languono, ma le incertezze delle ultime settimane hanno anche prodotto una caduta verticale degli incassi dello Stato. Atene, in questo senso, non smette di sperare di potersi finanziare sul mercato. Per farlo però avrebbe bisogno di una mano dalla Banca Centrale Europea, che dovrebbe alzare il tetto di emissione dei titoli di Stato attualmente fissato a 15 miliardi. Varoufakis ha già avanzato informalmente questa richiesta nelle scorse settimane. Dalle parti dell’Eurotower, però, si è registrato soltanto un lungo, inequivocabile, silenzio.

Guadagnato quel minimo di ossigeno necessario per sopravvivere, il calendario degli appuntamenti per la Grecia è fittissimo. Tanto per cominciare, l’estensione degli aiuti sancita oggi deve passare al vaglio di alcuni Parlamenti dell’Eurozona, chiamati a ratificare quanto concordato dall’Eurogruppo. Passaggio necessario e non particolarmente accidentato, visto che un voto negativo delle assemblee sconfesserebbe di fatto quanto deciso dai governi.

Il 28 febbraio, data della fine del vecchio programma di salvataggio, scadenza cerchiata da tempo come ultima data possibile per un’intesa tra Grecia e creditori per il momento è l’unico appuntamento a essere cancellato dall’agenda di Tsipras e i suoi, visto che l’accordo raggiunto sposta la deadline alla fine di giugno.

Il premier greco guarda però con attenzione a un altro appuntamento. Il 5 marzo prossimo la Banca Centrale Europea potrebbe decidere se riattivare le linee di liquidità ordinarie concesse da Francoforte per le banche elleniche e interrotte con una mossa un po’ a sorpresa la sera del 4 febbraio scorso, quando la Bce ha di fatto tagliato fuori gli istituti di Atene dalla possibilità di accedere alle aste di liquidità.

Per la Grecia però marzo è anche un mese di conti da saldare. Tra il 6 e il 20 marzo Atene deve rimborsare circa 1,6 miliardi al Fondo Monetario Internazionale, eredità del primo programma di salvataggio sottoscritto da Atene nel 2010, a cui seguiranno altri 400 milioni il mese successivo.

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E proprio entro fine aprile il governo greco dovrà presentarsi numeri alla mano dai propri creditori con un elenco dettagliato di quali riforme il governo ha in programma di realizzare e quanto da queste spera di incassare. Anche ammesso di ottenere il via libera, questa volta definitivo, da parte delle “istituzioni”, il mancato rispetto degli impegni vorrà dire rinunciare ai finanziamenti previsti.

Nel dettaglio, l’Europa mette sul piatto 1,8 miliardi della tranche finale del maxi prestito concesso dal Fondo Salva Stati concordato con il secondo piano di salvataggio e circa 1,9 miliardi di profitti maturati dalle Banche centrali nazionali con l’acquisto di titoli greci attraverso il programma Smp e che dovrebbero essere trasferiti alle banche di Atene. “Fino a quanto la revisione non sarà conclusa – spiegano dalla Banca Centrale Europea – non si procederà ad alcuno stanziamento”. Stessa sorte per gli altri 3,5 miliioni in arrivo dal Fondo Monetario, e che Washington ha fatto capire di essere pronta ad erogare solo a conclusione del programma.

C’è un motivo, poi, se l’extra-time concesso ad Atene è stato ridotto da sei a quattro mesi. Sono luglio e agosto i mesi più caldi del calendario greco. Nei due mesi centrali estivi Atene dovrà rimborsare alla Banca Centrale Europea 6,7 miliardi di euro per i bond in scadenza. Impossibile presentarsi a una scadenza di questo tipo in una fase “ibrida” come quella che l’estensione approvata oggi in via preliminare apre oggi. A fine giugno la trattativa sarà di gran lunga più tesa di quella di queste settimane. Senza la possibilità di nuovi rinvii.

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