(di Costantino de Blasi – www.lindipendenza.com)- Loretta Napoleoni, già nota per essere considerata dalle tv nostrane una economista, sul Il Fatto del 5 gennaio ci ricorda che una sciagura sta per abbattersi sulle nostre povere tasche: il Fiscal Compact.
Per terrorizzarci meglio si affida al più autorevole testo di economia che si possa trovare in giro, wikipedia, dal quale trae la anche la definizione. Peccato che si prenda la licenza di tradurre “compact” in “riduzione” mentre l’enciclopedia on line dia un meno letterale ma più adeguato “patto”. Certo “riduzione fiscale” è più funzionale al ragionamento che intende svolgere.
Secondo la Napoleoni l’obiettivo del Fiscal Compact è ridurre il rapporto debito/pil al 60%. Parzialmente vero, ossia sbagliato perché all’art.4 del trattato si dice letteralmente “Quando il rapporto tra il debito pubblico e il prodotto interno lordo di una parte contraente supera il valore di riferimento del 60% di cui all’articolo 1 del protocollo (n. 12) sulla procedura per i disavanzi eccessivi, allegato ai trattati dell’Unione europea, tale parte contraente opera una riduzione a un ritmo medio di un ventesimo all’anno.”
Dunque il valore 60% è un parametro che serve ad individuare quei Paesi che devono attuare una correzione pari ad 1/20 annuo e non invece un punto di arrivo.
L’altro errore è meramente numerico. Secondo la Napoleoni il debito pubblico è pari a 2080 miliardi, prendendo per buono in valore espresso dal contatore dell’Istituto Bruno Leoni. Nel momento in cui scriviamo questo contatore esprime un valore di 2052 miliardi, 28 in meno. Quisquilie, pinzillacchere si dirà ma quasi 30 miliardi in meno sono un discreto vantaggio nelle condizioni in cui le nostre finanze versano.
Di conseguenza anche il successivo conteggio dell’ammontare delle manovre che per un ventennio dovremo fare risulta fallace. La Napoleoni parla di 45 miliardi ( a valori correnti i miliardi per il 2014 sarebbero 42,5), una cifra che gira nei talk show sin da quando il trattato è stato ratificato, ma sulla quale nessuno si è mai preso la briga di verificare.
Poiché debito e pil non sono costanti, ma invece cambiano di minuto in minuto, sostenere che dovremo fare manovre da 45 miliardi l’anno è semplicemente falso. L’entità della correzione dipende dal disavanzo corrente rispetto al prodotto interno lordo. In caso di crescita del pil a ritmi maggiori rispetto al debito l’importo sarebbe minore.
La successiva affermazione riguarda il modo in cui rispettare la correzione, aumento delle tasse o contrazione della spesa pubblica, che per la Napoleoni ovviamente si traduce in riduzione dell’occupazione e dei salari. Per confutare l’equazione spesa-salari rimandiamo alle fassineidi di Sandro Brusco http://noisefromamerika.org/articolo/fassineide-trilogia-parte-terza in cui il professore della Stony Brook University smentisce punto per punto le analoghe affermazioni di Fassina. Per quanto riguarda l’aumento delle tasse è vero che in Italia niente è più semplice dell’aumentare le imposte, ma bisogna aggiungere che il Fiscal Compact non ne fa cenno, parlando genericamente di “riforme strutturali da definire e attuare per una correzione effettiva e duratura del suo disavanzo eccessivo” (art. 5).
Ma veniamo al clou dell’articolo, quella parte nella quale attraverso uno spericolato gioco di equilibrio logico la Napoleoni vuole far passare i concetti a lei più cari: creazione di moneta e ruolo della BCE.
La correzione di bilancio andrebbe a favore dei detentori del debito pubblico, ovvero banche straniere e italiane, fra cui la famigerata MPS. Prima di tutto bisogna dire ancora una volta che questa approssimazione è stretta parente della menzogna perché il debito pubblico è detenuto solo per il 23% da banche italiane e per il 30% da soggetti esteri del quale le banche sono solo una parte. La gran parte dello stock di debito è detenuto da assicurazioni e fondi riconducibili a risparmiatori italiani, e un non poco significativo 10% è direttamente detenuto dalle famiglie. (fonte Banca d’Italia)
Un altro 10,6% è in mano a Bankitalia e BCE, che secondo la nostra è privata. Clamorosa bugia. Il capitale della BCE è sottoscritto interamente dalle banche centrali nazionali degli stati membri, il cui statuto prevede che siano istituti di diritto pubblico http://www.bancaditalia.it/bancaditalia/funzgov/gov/statuto
La domanda che tormenta la povera Napoleoni arriva poco dopo: perché la Bce e non lo Stato o l’Ue ha il diritto di produrre dal nulla il bene denaro?
Se avesse voglia di informarsi scoprirebbe che i proventi derivanti dalla creazione di moneta vanno proprio allo Stato, al netto dei soli costi di funzionamento della banca centrale, quindi non avrebbe motivo di porsi l’angoscioso dilemma. Il sistema che lei sogna è già in piedi e tutta la sua retorica antieuropea è fondata sul nulla.
Alla fine di tanto ardimentoso costrutto la Napoleoni ci propone la soluzione a tutti i nostri problemi: azzerare il debito e ripartire da zero. Quindi a tutti i possessori di debito pubblico, fra cui famiglie, piccoli investitori, fondi pensione dei lavoratori, bisognerebbe fare un bel marameo e azzerare loro i risparmi.
Come titolare di una modesta polizza vita, alimentata col sudore della mia fronte, penso di avere il diritto di arrabbiarmi.
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