Nei giorni scorsi ho incontrato un amico, ormai in pensione dalla sua attività di piccolo artigiano, che all’ennesima discussione sulla decadenza che l’Italia sta vivendo esordì affermando la volontà di contribuire in prima persona al risanamento del debito dello Stato a condizione che il Paese cambi radicalmente, che l’indice di corruzione diminuisca, che privilegi e disuguaglianze cessino, che i cittadini riscrivano le regole del loro stare insieme.
Difficile non cogliere in questa disponibilità un ritrovato senso di comunità nazionale e nel contempo una grande volontà di non accettare più uno Stato nemico dei cittadini ma espressione della volontà degli stessi.
E’ da questo senso di comunità nazionale, presente più in ceti popolari che nei gruppi dirigenti responsabili della rovina dell’Italia, che probabilmente scaturisce l’idea che Andrea Monorchio Ragioniere generale dello Stato per circa 14 anni, nonché professore ordinario di Contabilità di Stato presso l’Università di Siena lanciò qualche anno fa: esattamente nel 2011.
Riprendiamo per sommi capi l’idea di Monorchio.
Un’ipoteca sul 10% del patrimonio privato al posto di una tassa patrimoniale. Con l’obiettivo di ridurre il costo del debito pubblico prevedendo, in parallelo, un piccolo “bonus” ai proprietari che si trasformeranno in questo modo garanti di parte del debito.
Un’ipoteca sul 10% del valore delle case private: con lo scopo di recuperare risorse per ridurre le tasse e favorire investimenti e sviluppo.
L’idea è quella di abbattere il costo del debito pubblico, applicando i tassi Bce su nuovi, speciali titoli pubblici, grazie alla garanzia di asset privati: gli immobili degli italiani, ma solo per una piccola quota parte calcolata sul valore degli immobili di mercato all’anno 2000. Al tasso Bce andrebbe però aggiunta una maggiorazione dell’1% che servirà a ripagare il proprietario che ha dato in garanzia il bene. Che ci guadagna lo Stato? Il tasso dei titoli per lo Stato sarebbe quindi del 2,5%, ma i conti pubblici risparmierebbero comunque due punti rispetto ai tassi di mercato e le risorse potrebbero essere applicate per favorire lo sviluppo. E per i proprietari quali i benefici? Evitando la patrimoniale non avranno un aggravio di imposizione ma, anzi, un ‘bonus’ taglia-tasse. La maggiorazione dell’1%, che sarà loro attribuita, potrà essere utilizzata per pagare le imposte (ad esempio l’Ici).
Tecnicamente la proposta – secondo i proponenti potrebbe essere realizzata solo dal momento del pareggio di bilancio e prevede che ‘il patrimonio immobiliare privato’ sul quale non gravano già garanzie ipotecarie, possa essere “prestato”, in piccola quota (il 10%), per una garanzia allo Stato sul debito ventennale contratto con la Bce, con titoli di serie speciale denominati “Mobilitazione del patrimonio immobiliare privato” e “Bonus ai proprietari garanti”. In questo modo il prestito non sarebbe collegato all’andamento del mercato. Attualmente il patrimonio abitativo, secondo dati Bankitalia, vale circa 4.832 miliardi che, escludendo quello ipotecato, scende a circa 4.500 miliardi. Prevedere un’ipoteca – che in alcune ipotesi sarebbe volontaria e in altre obbligatoria – del 10%, significa per lo Stato poter contrarre 450 miliardi di debito pubblico a un tasso ridotto, con un risparmio di almeno due punti percentuali che favorirebbe lo Sviluppo.
L’obiettivo sarebbe anche quello di stabilizzare il debito pubblico, riducendo la quota in mano a investitori esteri (che ora è appena sotto il 50%) e quindi da possibili speculazioni.
E’ un’idea che ci sentiamo di riprendere e di porre all’attenzione di chi ci segue richiedendo valutazioni anche critiche.
Tutto ciò in un contesto che deve essere ovviamente costituente altrimenti la disponibilità dell’amico pensionato si trasformerebbe in pericolosa frustrazione ed ira.
Lascia un commento