(intervista del professor Massimo Cacciari ad Arcipelago)
D: Professore in una situazione così complessa come vede le prime risposte date da parte dei principali attori occidentali sul palcoscenico mondiale?
R: Alle tragedie storiche come quella che viviamo si risponde con l’intelligenza dell’analisi, il realismo politico e l’efficacia delle strategie. Un’analisi che non può nascondere le colpe e gli errori dell’Occidente. Una risposta che parla di guerra totale, una guerra invocata per difendere i nostri valori, è un errore grave: non si fanno guerre per difendere valori relativi; per questi ci sono scambi e mercati.
D: Siamo sicuri Professore che il nemico sia quello che si “vede”, quello che appare?
R: È chiaro che occorre definire con chiarezza chi è il nemico. È chiaro che occorre conoscere le componenti fondamentali dell’Islam … Sunniti, sciiti, così come l’Iran che si pone come il naturale erede in medio oriente della politica sovietica; e quei curdi che la Turchia combatte da secoli.
D: È giunto il momento di fare chiarezza; si può combattere insieme il Califfato e gli alleati di Putin? È pensabile avere al proprio fianco in questa lotta Iran e Pedro dollari che prima finanziavano al Qaeda?
R: Occorre fare chiarezza sulle priorità e, sulla loro base, decidere quali alleanze si intendono costruire.
D: Caro Professor Cacciari, ci ha parlato di guerra, ma dopo?
R: Quando si parla di guerra non c’è un prima e un dopo; per condurre una vera guerra occorre avere una strategia di pace e cioè sapere o almeno credere di
sapere di quali assetti istituzionali e politici, concluso il conflitto, si intende sostenere la realizzazione. Su questo l’Occidente non è in grado di decidere così come non è in grado di decidere le strategie, alla sua portata, alla lunga più efficaci dei semplici bombardamenti.
D: Professore quali sono le strategie di cui parla?
R: È chiaro, in primis, una politica di sostegno economico e commerciale per i paesi mediorientali e per il Maghreb, e poi riconoscere il carattere strutturale dei fenomeni migratori e smettere di affrontarli (si fa per dire) come terremoti, e comprendere che l’epocale problema del nostro rapporto con l’Islam, in ogni sua componente, è del tutto interno l’Europa stessa e non può venire ridotto a tattiche di integrazione, peraltro fallite, come dimostra abbondantemente la cittadinanza di alcuni degli autori delle stragi di Londra e Parigi. Tutto questo dovrebbe rappresentare un prezzo assai modesto per la difesa dei nostri valori, e comunque accompagnare ogni iniziativa di vera guerra.
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