(di Associazione Arcipelago)-
“Una intera classe dirigente (‘politica’, ‘finanziaria’, ‘economica’) non è stata in grado di rispondere agli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici, e demografici degli ultimi 25 anni.”
Un’ affermazione, non certo pronunciata da un pericolosissimo rivoluzionario, che suggella con una pietra tombale enorme una intera epoca, una intera generazione …
La domanda che ci poniamo quindi è semplice: hanno ‘titolo’ queste élite politiche , finanziarie ed economiche di cui il ‘reo-confesso’ governatore della Banca d’Italia Visco è uno dei massimi esponenti, esprimere governance? Hanno titolo a rappresentare i cittadini di questo paese?
Un’intera classe dirigente che non ha una visione di futuro non è una classe dirigente; è una classe dirigente che ha fallito nel suo compito principale e quindi deve andarsene… o qualcuno deve mandarla via.
Riscrivere questo paese e con esso il significato perduto dell’Europa è compito che i cittadini debbono assumersi respingendo l’alternativa che da più parti, truffaldinamente, verrà posta loro: Europa SI o Europa NO?
Perché truffaldinamente? Semplicemente perché questa non è l’ Europa che i Padri Costituenti Europei avevano pensato; un’Europa dei Popoli e non dei Governi, un’Europa dei cittadini e non di coloro i quali non hanno più ‘titolo’ a rappresentare questi cittadini.
Ed a ‘mandare via’ questa classe dirigente non possono essere che i Cittadini Elettori consapevoli che devono riprendersi la Politica; Liberi elettori quindi che si assumono in prima persona la responsabilità di riscrivere tutte le regole del nostro vivere civile; perché di questo si tratta.
Ogni altra visione che di fatto equipara finanza, economia e politica e che ci fa intravedere una involuzione della nostra democrazia in senso oligarchico, codificando quanto nei fatti sta avvenendo nella realtà delle cose, è da respingere con la massima fermezza.
Il governo della cosa pubblica non può che provenire dalla sovranità popolare; la nostra vita la decidiamo noi!
La forza della finanza e dell’economia sta nel fatto che esse si muovono in ambiti trans-territoriali mentre la Politica è ancora legata alla territorialità, allo Stato Nazionale.
Per questa ragione è indispensabile affrontare i problemi concreti che abbiamo nel nostro paese avendo presente gli straordinari cambiamenti geopolitici, tecnologici, e demografici.
Questo significa rilanciare un visione dell’Europa con una sovranità completamente nuova e non solo di tipo monetario.
Abbattere le barriere monetarie senza abbattere le barriere della disuguaglianza è semplicemente antieconomico e aggiungerei antidemocratico perché dirigistico.
Per sostanziare questa analisi chiudiamo con alcune dichiarazioni di quattro Nobel dell’economia, riportate in questi giorni dai media: Paul Krugman, Milton Friedman, Joseph Stiglitz, Amartya Sen.
[…]penso che l’euro fosse un’idea sentimentale, un bel simbolo di unità politica… In caso di crisi circoscritta esistono due rimedi: la mobilità della manodopera per compensare la perdita di attività e soprattutto l’integrazione fiscale per ripianare la perdita di entrate….. Da questa prospettiva, l’Europa era molto meno adatta alla moneta unica rispetto agli Stati Uniti. Florida e Spagna hanno avuto una stessa bolla immobiliare e uno stesso crollo. Ma la popolazione della Florida ha potuto cercare lavoro in altri stati meno colpiti dalla crisi. Ovunque l’assistenza sociale, le assicurazioni mediche, le spese federali e le garanzie bancarie nazionali sono di competenza di Washington, mentre in Europa non è così.
[…] L’Europa sarà sempre fragile. La sua moneta è un progetto campato in aria e lo resterà fino alla creazione di una garanzia bancaria europea. […] Ricordiamoci però una cosa: l’Europa non è in declino. È un continente produttivo e dinamico. Ha soltanto sbagliato a scegliersi la propria governance e le sue istituzioni di controllo economico, ma a questo si può sicuramente porre rimedio.
Piu’ che unire, la moneta unica crea problemi e divide. Sposta in politica anche quelle che sono questioni economiche. La conseguenza piu’ seria, pero’, e’ che l’euro costituisce un passo per un sempre maggiore ruolo di regolazione da parte di Bruxelles. Una centralizzazione burocratica sempre piu’ accentuata. Le motivazioni profonde di chi guida questo progetto e pensa che lo guidera’ in futuro vanno in questa direzione dirigista.….
…Ma non vedo la flessibilita’ dell’economia e dei salari e l’omogeneita’ necessaria tra i diversi Paesi perche’ sia un successo….
Il progetto europeo, per quanto idealista, è sempre stato un impegno dall’alto verso il basso. Ma incoraggiare i tecnocrati a guidare i vari paesi è tutta un’altra questione, che sembra eludere il processo democratico, imponendo politiche che portano ad un contesto di povertà sempre più diffuso. […] L’Europa ha bisogno di un maggiore federalismo fiscale e non solo di un sistema di supervisione centralizzato dei budget nazionali. […] E’ poi necessaria un’unione bancaria, ma deve essere una vera unione con un unico sistema di assicurazione dei depositi, delle procedure risolutive ed un sistema di supervisione comune. Inoltre, sarebbero necessari gli Eurobond o uno strumento simile. […] non è stata ancora presentata alcuna proposta di una strategia per la crescita sebbene le sue componenti siano già ben note, ovvero delle politiche in grado di gestire gli squilibri interni dell’Europa e l’enorme surplus esterno tedesco che è ormai pari a quello della Cina (e più alto del doppio rispetto al PIL). In termini concreti, ciò implica un aumento degli stipendi in Germania e politiche industriali in grado di promuovere le esportazioni e la produttività nelle economie periferiche dell’Europa. […] L’Europa ha bisogno di riforme strutturali come insiste chi sostiene le politiche di austerità. Ma sono le riforme strutturali delle disposizioni istituzionali dell’eurozona e non le riforme all’interno dei singoli paesi che avranno l’impatto maggiore. Se l’Europa non si decide a voler fare queste riforme, dovrà probabilmente lasciar morire l’euro per salvarsi…. L’Unione monetaria ed economica dell’UE è stata concepita come uno strumento per arrivare ad un fine non un fine in sé stesso. L’elettorato europeo sembra aver capito che, con le attuali disposizioni, l’euro sta mettendo a rischio gli stessi scopi per cui è stato in teoria creato.
[…] Mi preoccupa molto di più quello che succede in Europa, l’effetto della moneta unica. Era nata con lo scopo di unire il continente, ha finito per dividerlo.
[…] Una moneta unica non è un buon modo per iniziare a unire l’Europa […] Quando tra i diversi Paesi hai differenziali di crescita e di produttività, servono aggiustamenti dei tassi di cambio. Non potendo farli, si è dovuto seguire la via degli aggiustamenti nell’economia, cioè più disoccupazione, la rottura dei sindacati, il taglio dei servizi sociali. Costi molto pesanti che spingono verso un declino progressivo» […] «È successo che a quell’errore è stata data la risposta più facile e più sbagliata, si sono fatte politiche di austerità”
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