• Passa alla navigazione primaria
  • Passa al contenuto principale
  • Passa al piè di pagina
Associazione Politico Culturale Arcipelago
  • Noi crediamo che
  • Lo Statuto di Arcipelago
  • Contattaci
  • News Alessandria
  • News Italia
    • Democrazia? Democrazia!
    • Economia e Stato Sociale
    • Educazione di Qualità
    • Energia e Ambiente
    • Europa dei Cittadini
    • Giovani e Futuro
    • Giustizia Giusta
    • Sistema Fiscale

L’insegnamento di Roosevelt a 80 anni dalla sua prima elezione

5 Marzo 2013 by Redazione Lascia un commento

(di Stefano Rizzo (*) per Keynes blog)-

Quando il 4 marzo del 1933 Franklin Delano Roosevelt pronunciò sulla scalinata del Campidoglio il suo primo discorso di investitura la crisi economica che da quattro anni imperversava negli Stati Uniti aveva raggiunto il suo punto più basso: la disoccupazione aveva raggiunto il 25 per cento, i prezzi erano crollati del 60 per cento, la produzione industriale si era ridotta della metà, migliaia di banche in quasi tutti gli stati erano state prese d’assalto ed erano fallite, le campagne e le città erano percorse da milioni di senza tetto, laceri e affamati. Il giorno dopo anche la Federal Reserve (la banca [centrale] federale) era stata costretta a chiudere i battenti.
Roosevelt era stato eletto quasi quattro mesi prima, l’8 novembre, ma mentre la crisi peggiorava e il presidente in carica Herbert Hoover si dimostrava incapace di reagire, anche le mani del nuovo presidente erano legate. Le bizzarre procedure elettorali americane fissavano nel 4 marzo la data dell’insediamento in ricordo del giorno in cui entrò in vigore la Costituzione, ma anche perché all’epoca (nel 1789) la condizione delle strade avrebbe reso difficile raggiungere Washington in pieno inverno. Il giuramento di Roosevelt fu l’ultimo ad avvenire il 4 marzo perché poco dopo entrò in vigore il XX emendamento della Costituzione che anticipò l’insediamento di un mese e mezzo, al 20 gennaio, e tale rimane tutt’ora.
Già nel corso della campagna elettorale Roosevelt aveva promesso al popolo americano un “New Deal”, una nuova possibilità e un nuovo patto sociale per uscire dalla crisi sempre più drammatica. Un patto che gli consentì di raccogliere intorno alla sua persona una nuova coalizione elettorale costituita da afroamericani, immigrati bianchi (italiani, irlandesi, polacchi), bianchi poveri degli stati del sud e, soprattutto, le grandi organizzazioni sindacali – che per decenni costituì quella che è stata chiamata la Coalizione del New Deal e che durò fino agli anni ’60 quando gli abitanti del Sud, contrari alle leggi per i diritti civili emanate dall’amministrazione Kennedy e Johnson, abbandonarono il partito democratico.
Nel suo discorso di insediamento quel 4 marzo di 80 anni fa Roosevelt tuonò contro l’avidità dei banchieri e del mondo della finanza e contro un capitalismo accecato dal profitto e indifferente nei confronti dell’interesse nazionale, attribuendo alla mancanza di regole e alla eccessiva concentrazione della ricchezza in poche mani la causa principale della crisi.

Pochi avrebbero potuto prevedereventi anni prima che il giovane Franklin Delano sarebbe diventato il più severo fustigatore del capitalismo senza freni. Apparteneva ad una delle famiglie più influenti dell’Est, era imparentato con importanti esponenti del mondo politico (Theodore Roosevelt era suo cugino) e degli affari: per formazione, per ricchezza e privilegi apparteneva a quel mondo
Ma divenuto presidente, di fronte ad una catastrofe non solo economica, ma anche sociale e umana senza precedenti, decise di intervenire. Sul suo repentino cambiamento certo pesò la drammaticità della situazione, ma ebbero una grande influenza gli intellettuali di cui si era circondato (per la prima volta si parlò allora di un “Brain Trust”, di un trust di cervelli tratto dal mondo accademico – un esempio seguito trenta anni dopo da John F. Kennedy), tra cui l’economista inglese John Maynard Keynes, che da anni teorizzavano la necessità dell’intervento pubblico per rilanciare l’economia in una situazione di crisi economica.

“I primi cento giorni” della nuova amministrazione (è da allora che l’espressione diventa proverbiale) furono prodigiosi. Di fronte al panico bancario e all’emorragia di liquidità che aveva provocato l’avvitamento su se stessa dell’economia Roosevelt pronunciò la famosa frase: “Non c’è nulla di cui avere paura se non della paura stessa” cercando così (e in parte riuscendoci) di rassicurare i correntisti. Seguirono subito una serie di provvedimenti a raffica, molti per decreto presidenziale, molti altri per legge, ma ratificati in brevissimo tempo grazie alla solida maggioranza di cui godeva nel Congresso. Primo fra tutti un provvedimento per mettere in sicurezza le banche con prestiti illimitati della Federal Reserve e un altro che garantisse i depositi dei risparmiatori. Poi, di fronte alla povertà dilagante, la creazione della Emergency Relief Administration per dare un minimo di sostegno ai più bisognosi. Con il Civilian Conservation Corps il governo federale creò centinaia di migliaia di posti di lavoro per giovani disoccupati facendoli lavorare nella manutenzione dei parchi, delle città, dell’ambiente. Seguirono provvedimenti per rilanciare l’economia con investimenti pubblici: ne nacque uno straordinario e mai più ripetuto programma di costruzione di strade interstatali e di ferrovie, di ponti, di dighe, di impianti idroelettrici.

Quando tuttavia Roosevelt provò ad intervenire direttamente sulle grandi imprese industriali per limitare la concorrenza al ribasso e le manovre speculative fu fermato dalla Corte suprema conservatrice che dichiarò la legge incostituzionale. Ciò non gli impedì di ridurre le spese militari dirottando le risorse sugli investimenti civili, di confiscare a prezzi prefissati l’oro privato per sostenere il dollaro e anche di mantenere la promessa di abolire il proibizionismo, puntando sull’aumento di gettito fiscale che la legalizzazione degli alcolici avrebbe prodotto.
Un programma vasto e coraggioso che durò ben oltre i primi 100 giorni, e che negli anni successivi riuscì a risollevare l’economia americana. Almeno fino a quando durarono gli aiuti e gli investimenti pubblici. Perché quando, sotto la pressione degli ambienti conservatori, dopo la sua seconda elezione nel 1936 Roosevelt dovette accettare di ridurre la spesa in deficit e il debito pubblico, l’economia americana ripiombò rapidamente nella crisi, dalla quale si risollevò definitivamente soltanto sei anni dopo con l’entrata degli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale.

(*) già docente di relazioni internazionali presso l’Università di Roma “La Sapienza”, è vicedirettore del GeoPec, istituto di ricerca geopolitica sulle elite contemporanee.

Interazioni del lettore

Lascia un commento Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Footer

Associazione Arcipelago

Via Mazzoni, 29 - Alessandria
+39 347 1239563
[email protected]
Privacy e cookie policy
Modifica impostazioni cookies

Seguici su

associazionearcipelago.it
AArcipelago
associazione.arcipelago

Sostienici

Associazione Arcipelago
Unicredit Alessandria
Iban: IT 69S 02008 10400 000 101 654302

Copyright © 2023 · Associazione Arcipelago           Privacy Policy

Utilizziamo cookie di analisi anche di terze parti.

Scopri come disattivarli nelle impostazioni.

Panoramica privacy
associazione-politico-culturale-arcipelagoGDPR

Questo sito usa cookies tecnici per facilitare l'esperienza di navigazione degli utenti e per migliorare la velocità di caricamento delle pagine. Alcuni cookie analitici raccolgono informazioni statistiche in forma anonima per permetterci di capire quali sono le sezioni maggiormente utilizzate dagli utenti e per fornirti un'esperienza via via migliore.

Cookie tecnici

I cookie strettamente necessari dovrebbero essere sempre attivati perché il sito possa funzionare.

Cookie di Google Analytics

Questo sito usa Google Analytics per raccogliere informazioni anonime sul numero di visitatori e dati sulle pagine più visitate.

Cookie aggiuntivi

Questi cookies permettono di avere un'esperienza ottimale durante la visione dei video incorporati da Youtube. Permettono inoltre di utilizzare tutte le funzioni della mappe incorporate da Google Maps e la visualizzazione delle icone grafiche di Font Awesome per rendere più piacevole la navigazione sul sito

Cookie Policy

Per maggiori informazioni consulta la nostra Cookie policy