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Claudio Bellora dice
Vorrei soltanto aggiungere all’intervento di Panebianco un dato che si pone sulla sua stessa linea di ragionamento. In Italia non è avvenuto quello che si è verificato invece in tuta Europa e cioè il passaggio della leaderschip della sinistra da partiti comunisti a quelli socialisti o socialdemocratici. Il caso della Francia è emblematico. Il vecchio partito comunista francese si è sempre più arroccato su posizione di rigido rispetto dell’ortodossia sovietica lasciando ampi spazi alla evoluzione di un socialismo a vocazione, questa sì, maggioritaria.
In Italia questa evoluzione non è stata possibile – sia perché il nostro Pc (vista la presenza del Vaticano) è stato quello cui l’Urrs ha dedicato le sue maggiori ‘attenzioni’ sia perché la politica di geniale pragmatismo portata avanti da Togliatti, ne ha fatto fin da subito un partito se non di governo, sicuramente di sistema, e in ogni modo detentore di un efficacissimo potere di interdizione. Capace inoltre, secondo la lezione di Gramsci, di condurre una efficace politica di acquisizione degli intellettuali organici e non.
Quando poi l’area socialista ha trovato un leader di alto livello, il Pc, forte, fortissimo della sua granitica base, è stato in grado prima di opporsi e poi di assistere in prima fila all’esplodere del PSI nella stagione di ‘mani pulite’. Con l’eliminazione giudiziaria (il termine viene usato in senso tecnico) di Craxi è naufragato definitivamente il tentativo di rinnovamento della sinistra italiana in senso riformista e il Il Pci ha iniziato a coltivare la sua vocazione ‘maggioritaria’ con successive aggregazioni che non sono state però in grado di determinarne il necessario rinnovamento ma hanno solo intensificato le forze centrifughe che ora rischiano di smembrarlo.
Claudio Bellora.