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Lutto nazionale?

4 Ottobre 2013 by Redazione Lascia un commento

(di Paolo Lazzari)- Devo dire che anch’io sono rimasto perplesso. Lutto nazionale, perché? Che vuol dire? Che siamo partecipi di questa immane tragedia? Certo, qualsiasi uomo lo sarebbe e chi non lo è non ha il diritto di dire che la sua razza è quella umana. Ma la Nazione Italia? La tragedia di Lampedusa è dell’Italia come della Francia, della Spagna, della Grecia, dell’Europa, del Mondo, non solo nostra. Nostra è invece l’incapacità di uscire dal solito sistema ipocrita. Non c’è una sola categoria di emigranti. Bisogna distinguere. Ci sono i profughi che fuggono da situazione di barbarie e vanno accolti e sistemati come civiltà vuole. Ci sono i clandestini che, eludendo la legge, vengono da noi in cerca di un futuro migliore e considerano l’Italia la porta più facile per entrare in Europa, finendo in grande maggioranza a lavorare per le varie mafie o comunque a essere vergognosamente sfruttati. Che poi Papa Francesco faccia la sua parte occupandosi dei poveri di tutto il mondo va bene (anche se dovrebbe, a mio modestissimo avviso, forse aggiornare il suo pensiero al riguardo del ‘ricco’ e consumista occidente), il suo ‘Vergogna’ va inteso rivolto a tutta l’umanità e non solo all’Italia.

Il lutto nazionale per il naufragio di Lampedusa? non lo si capisce!

(di Giovanni Carlini – da http://leanworkspace.wordpress.com)- Francamente non è comprensibile il senso stesso del lutto nazionale per il naufragio d’immigrati clandestini a Lampedusa occorso nei primi giorni di ottobre del 2013. Al contrario, rispettando le vittime, è saggio che il tutto il mondo sappia quanto sono pericolose le coste italiane per approdi clandestini.
In pratica perfettamente il contrario dell’atteggiamento pubblico delle istituzioni.
Gli immigrati vanno rimandati a casa e se provenienti da zone di guerra, ospitati in campi profughi, anzichè lasciati liberi di vagare per il Paese e l’Europa.
E’ una falsa ospitalità quella permissiva che lascia entrare chi si presenta in qualsiasi forma, consentendo successiva povertà e sfruttamento.
La risposta è invece semplice: che si indica un referendum popolare sulla immigrazione. Chi vuole nel nostro Paese immigrati lo dica con un voto, anzichè lasciare alla politica la gestione di un dramma umano, sperando d’ottenerne i voti, il che conclama interesse di parte.
Non solo, ma in caso di voto favorevole all’immigrazione e confusione tra ceppi culturali diversi e spesso non compatibili, deve anche indicare in che misura condivide la mescolanza: filippini o islamici?
La Chiesa, in carenza di militanza e impegno, si è posta in prima linea sul campo dell’immigrazione clandestina attraverso la Caritas. In questa maniera si è portata dietro tutto il Paese che ha dovuto accettare una militanza interazziale, senza mai esprimersi con un voto.
Oggi il grido della moda è per la tolleranza senza chiedere reciprocità.
Quanto qui indicato è completamente opposto a ciò che tradizionalmente si scrive e ascolta, però, nonostante tutto il problema dell’immigrazione eccessiva e clandestina resta nella sua drammaticità.
Che lo si voglia nascondere è innegabile, ma per quanto tempo potrà stare in piedi una finta tolleranza?
Cosa fare? Semplice. L’immigrazione, clandestina o regolare che sia, va regolarizzata per quelle quote necessarie al Paese; chi non regolare va respinto. Quindi vanno indicate le quote e italianizzati gli immigrati, insegnandoli una lingua pena il rimpatrio e sopratutto la condivisione delle nostre regole di rispetto reciproco, perchè queste non offendono alcuno, mentre al contrario l’intolleranza è tipicamente di fonte integralista, religiosa e islamica.
Certo che le ricongiunzioni familiari, degli immigrati già in attività nel nostro Paese vanno accettate, in nome della civiltà occidentale.
Da queste brevi note emerge che:
– manca una politica di gestione dell’immigrazione nel nostro paese;
– non può essere favorita e di fatto tollerata l’immigrazione clandestina, anche se di mezzo c’è la Chiesa cattolica romana in cerca di un ruolo nella società;
– il naufragio accaduto in queste ore, (ottobre 2013) dimostra la pericolosità degli approdi clandestini per cui il messaggio non può essere “lutto nazionale” ma: non venite in Italia/Europa da clandestini!
Dovrebbe essere così semplice come ragionamento!

La mia firma:
un sociologo economista.

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