(di Andrea Carugati- da http://www.huffingtonpost.it/)-
Non era mai successo che la piccola Liguria si classificasse tra le osservate speciali in una competizione regionale.
Stavolta invece la “disfida dei Tafazzi” tra il premier segretario e l’ala durissima della minoranza guidata da Civati ha portato il dossier ligure in cima all’agenda del quartier generale Pd al Nazareno. “Tafazzi”, infatti, il mitico personaggio che si colpiva ripetutamente gli attributi, è l’epiteto che Renzi ha lanciato agli scissionisti Pd guidati da Luca Pastorino, sindaco di un paesino ligure e deputato che si è candidato a capo di una “Syriza al pesto”, che qui fa le prove di laboratorio per capire se ha un futuro anche a livello nazionale.
“Tafazzi è il premier, che ha diviso il Pd”, replica Pastorino, quarantenne, per anni uomo ombra di Civati, mentre ora lui è in prima fila e nell’ombra, alla regia, ci sta Pippo: che non si espone troppo, ma coccola il laboratorio del suo pupillo, fino ad elargire consigli nel cortile di Montecitorio a un centrodestra piuttosto tramortito, che ha investito su Giovanni Toti, che ligure non è e ci vuole pochissimo a capirlo.
Civati ha smentito il siparietto con Toti e la Gelmini raccontato da Libero. Ma al laboratorio ligure tiene molto, anche in vista delle possibili mosse future. In gennaio, durante una delle infuocate direzioni Pd (dedicata al dossier Quirinale), Renzi aveva liquidato l’affaire ligure con una alzata di spalle (“Ora tutti a sostegno di Lella Paita”) scatenando l’ira di Cofferati, che il giorno dopo lasciò il partito: “Il segretario non ha neppure atteso la conclusione dei lavori della commissione di garanzia sulle primarie”, attaccò il Cinese, ottenendo subito il sostegno dei civatiani liguri.
Ora però il rassemblement di sinistra, sostenuto anche da Sel e dal Cinese (e da numerose altre sigle di sinistra radicale), comincia a fare paura al Nazareno: alcuni sondaggi danno Pastorino tra il 15 e il 18%, la Paita poco sopra il 31%, con Toti pochi punti sotto. Significa che il divorzio a sinistra può seriamente compromettere la vittoria del Pd. Oppure consegnare a Paita una vittoria dimezzata: se le sue liste (Pd più due civiche) non superassero il 35%, avrebbe la quasi certezza di non avere la maggioranza in consiglio regionale.
Al Nazareno è scattato l’allarme rosso: lunedì 13 arriverà a Genova il vicesegretario Lorenzo Guerini, il giorno dopo sarà la volta del premier Matteo Renzi, in visita istituzionale alla nuova sede di Msc Crociere e ai cantieri sul torrente Bisagno, uno dei due corsi d’acqua protagonisti delle recenti alluvioni.
Renzi è atteso in Liguria altre due volte, entro fine maggio: in questo caso esplicitamente per fare campagna elettorale a sostegno della sua candidata, quella che ha difeso strenuamente dalle accuse di brogli rivolte da Cofferati e che, in questa tornata di voto regionale, si caratterizza come l’unica vera renziana ai nastri di partenza, considerando che Michele Emiliano e Vincenzo De Luca fanno storia a sé, Enrico Rossi e Catiuscia Marini arrivano dalla Ditta, mentre Alessandra Moretti, “renziana convertita”, è destinata a quasi sicura sconfitta contro Luca Zaia in Veneto.
Insomma, su Lella Paita Renzi gioca una bella fetta del successo renziano alle regionali. E dunque serve uno sforzo in più. Lunedì 13 a Genova Guerini parteciperà a una iniziativa con Paita, e i due ex montiani Lorenzo Dellai e Andrea Olivero, che stanno mettendo in piedi un raggruppamento centrista alleato col Pd (coinvolto anche Bruno Tabacci) che potrebbe avere il suo battesimo in Liguria.
Alcuni amministratori centristi, e altri indipendenti, che hanno dato vita al gruppo “Open Liguria”, tramite questa operazione potrebbero entrare in una delle due liste civiche collegate al Pd. Ma non si esclude che, attraverso una delle due civiche, possano entrare in lista anche figure vicine a Ncd, che alle primarie si erano pubblicamente spese per Paita.
Ufficialmente, come conferma il segretario regionale Pd Giovanni Lunardon (che aveva sostenuto Cofferati ai gazebo), “non ci sarà alcuna alleanza organica tra il Pd e forze di centrodestra come Ncd”, ma ufficiosamente qualcosa potrebbe muoversi. Dopo le primarie di gennaio, il Pd ligure ha votato un documento che esclude alleanze col centrodestra, ma tra Genova e il Ponente qualcosa si sta muovendo. L’ultima parola spetta a Guerini, ma tra gli alfaniani pochi intendono puntare sull’asse Salvini-Forza Italia.
E chi ha sostenuto Paita alle primarie oggi chiede, legittimamente, di poter entrare in coalizione. Si segnalano molto attivi su questo fronte il consigliere regionale di Ncd Gino Garibaldi, e anche Pierluigi Vinai, cattolicissimo, ex pupillo di Scajola, sfidante di Doria alle ultime comunali a Genova e ora segretario di Anci Liguria. Vinai è tra gli animatori di Open Liguria, il laboratorio che dovrebbe portare forze moderate in alleanza col Pd.
Renzi e Guerini, oltre che sulle sponde “moderate”, giocano sull’orgoglio di partito, accusando Pastorino e Civati di “voler regalare la regione a Forza Italia pur di far perdere il Pd”. Un appello al voto utile, a cui alcuni esponenti civatiani hanno già risposto positivamente. Come Daniela Minetti, presidente regionale del Pd. Stessa linea per i segretari di circolo di Genova di area civatiana. Ma l’area grigia degli indecisi, dei delusi del Pd “da sinistra”, è ancora ampia.
E potrebbe puntare in parte sul voto disgiunto: Pd come lista e Pastorino come governatore. I segnali, ad oggi, segnalano una maggiore forza del Pd rispetto alla sua candidata, stimabile in 4-5 punti di differenza. Ma la campagna elettorale deve ancora cominciare. Venerdì 10 a Genova arriva Civati: non sarà un comizio pro-Pastorino, ma una iniziativa sulla riforma della Costituzione a cui parteciperanno anche il deputato della minoranza Giuseppe Lauricella, il sindaco di Genova Doria e alcuni esponenti di Sel. Presente anche Pastorino. Che degli incerti Pd dice: “Io non ho chiesto a nessuno di seguirmi. Capisco che la nostra è una operazione molto difficile e rischiosa…”.
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