(di Associazione Arcipelago)-
La legge Acerbo non segno’ la fine della “democrazia parlamentare”, la fine della democrazia parlamentare” fu segnata dalla mediocrità di un “capo dello stato” che consegno’ il paese ad un progetto illiberale.
Questo ci spaventa ! La mediocrità ci fa paura.
Ci fa paura chi non ha visione, idee, né strumenti intellettuali che vadano oltre alle banalità e che oggi pensa di guidare un nuovo rinascimento di cui il paese ha assoluta ed urgente necessità.
Senza progetti che non siano slogan ascoltati in giro da un ventennio nel dibattito mediatico ripetuti con superficialità ed assoluta mancanza di curiosità si cloroformizzano soltanto le coscienze.
E quando parliamo di talento non ci riferiamo ai Curriculum Vitae dei soggetti che oggi pensano di poter cambiare le regole del nostro viviere civile. Pensiamo infatti a battaglie politiche, di principio, di sostanza che chi fa politica ha nel suo bagaglio e che la sua militanza esprime.
La Bonino, di cui tutti apprezzano la chiarezza dei principi e delle priorità e le battaglie e non già il suo status professionale, è conosciuta nel mondo non solo istituzionale e partitico!
Ma neanche dall’esperienza proviene il talento; più lontani ci si tiene dalle degenerate consuetudini della democrazia italiana, senza seguirne i condizionamenti, più si abbandonano le prassi del passato, più si è attrezzati per affrontare il cambiamento vero di cui il paese ha bisogno.
Il problema quindi non è anagrafico e di inesperienza. Il problema è la mediocrità .. che non equivale ovviamente alla stupidità.
Le Mogherini, Boschi, Madia, Serracchiani, Moretti, Picierno ma anche i Faraone e C. trasudano mediocrità, il che non significa stupidità: personcine responsive, obbedienti: esecutori insomma; reclutabili sicuramente per importanti posizioni aziendali. Ma la politica è un’altra cosa!
Per cambiare il paese è più che mai necessario oggi scegliere l’autonomia, la non subordinazione intellettuale e premiare l’originalità, l’intelligenza e non già l’omologazione.
“Giovani e donne che non hanno innovato nulla – né i metodi né i ‘meriti’ – confermandosi al contrario in perfetta continuità col ventennio delle donnette e dei servetti berlusconiani che appena il capo dice “riforme” quelli a ripetere in tutti i tg e in tutti i talk show “riforme…orme….orme“; e appena il capo dice “flessibilità”, e loro pure “flessibilità…ità…ità…”.”
L’Italia non ha bisogno di replicanti mediocri coperti dal silenzio ipocrita di opinionisti e giornaloni. Questa Non è una classe dirigente tuttalpiu’ è un ufficio stampa, è pubbliche relazioni.
Se i modelli sono questi i giovani e le donne di talento del nostro paese non avranno mai alcuna credibilità né possibilità di entrare, e guidare, il gioco dei grandi.
Questi sono i danni della mediocrazia renziana.
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