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Mettere in sicurezza la democrazia

21 Maggio 2013 by Redazione Lascia un commento

(di Carlo Viscardi-Associazione Arcipelago)-

In un suo bell’editoriale di domenica 19 maggio sul Corriere della Sera  il professor Angelo Panebianco rilancia un dibattito che ‘sottotraccia’ contrappone due linee di pensiero che si sono palesate in questi ultimi tempi: chi ritiene necessarie se non indispensabili innovazioni istituzionali e chi vede in queste la porta aperta per governi oligarchici.

Ci permettiamo di segnalare qui una terza posizione che da tempo sosteniamo e per la quale chiediamo un confronto aperto non solo da parte degli ‘addetti ai lavori’.

La responsabilità della Politica è in questa fase enorme quando affronta le questioni soltanto su di un piano territoriale e non si proietta, come invece l’economia fa, sul piano trans-territoriale.

Questo, a nostro avviso, significa non avere chiari quali sono i reali rapporti di forza che regolano la vita dei cittadini.

Ciò detto le fratture che il Prof. Panebianco riprende da “stereotipi antichi” noi crediamo non trovino riscontro nella realtà di questi tempi di gravissima crisi sistemica.

La frattura infatti, nel mondo del lavoro, è sempre più tra garantiti e non garantiti, inserendo tra questi ultimi sia lavoratori dipendenti del ‘privato’ che lavoratori autonomi. E l’esasperazione di questa frattura non è stata causata da un bipolarismo mai nato; questa frattura ha la causa principe nella caduta, nella grave crisi della rappresentanza.

 La Politica non è più rappresentativa di nessuna di queste categorie; (lavoratori autonomi al centrodestra e lavoratori dipendenti al centrosinistra e così via ); a nulla varrebbe richiamare un neo-interclassismo di ispirazione democristiana, quel mondo non c’è più; così come a nulla varrebbe sostenere il venticello di tesi oligarchiche.

La gravità di una crisi che ci presenta una emergenza economica e politica di dimensioni e natura mai viste induce tutti, non solo uomini di governo (la cui credibilità personale e politica è vicino allo zero), ad una riflessione sulla strada di grandi azioni innovative.

Prima di giungere ad una irrecuperabile disgregazione sociale noi riteniamo indispensabile operare come quando ci si trova davanti ad una pagina scritta piena di errori e non si riesce più a correggere. E’ meglio tirare una riga e ricominciare scrivendo un nuovo testo.

La cosiddetta prima repubblica ha scritto una pagina della storia d’Italia importantissima ma oggi non è più idonea ad affrontare la società del terzo millennio.

Occorre riscrivere insieme le regole del nostro vivere politico e sociale

I cittadini oggi hanno domande, bisogni, interessi, identità, aspettative completamente mutate rispetto al passato…

Schematizzando:

Domande: voler decidere in prima persona è la domanda che sale dai cittadini;

Bisogni: voler contare sempre, in ogni situazione, è l’esigenza che i cittadini sentono;

Interessi: oggi è sempre più grande l’interesse che i cittadini hanno rispetto alla qualità della vita;

Identità: sempre più i cittadini rifiutano la massificazione mediatica; vogliono persone quindi, e non individui;

Aspettative: un cambiamento radicale per tutti.

I cosiddetti corpi intermedi (secondo livello) non rappresentano più il primo livello (gli elettori) e per questo debbono essere ripensati. Devono essere ripensati ruolo, funzioni e strutture, così come deve essere ripensato conseguentemente il terzo livello, quello esecutivo.

Ma è dal primo valore della democrazia che dobbiamo partire per ‘riscrivere’ questo paese… e oltre: il valore dell’uguaglianza.

1) Cominciamo a dire che le condizioni lavorative (intese in senso lato) delle persone non possono essere diverse nel Comparto Pubblico e nel Comparto Privato.

 2) Cominciamo a dire che il Comparto Pubblico oltre che a mettere in discussione la dicotomia produttivo-improduttivo con l’introduzione, nella contabilità nazionale, di una ‘contabilità liberale’, deve introdurre categorie come sottoproduzione e spreco, efficienza, rendimento.

E’ quindi ovvio (se non banale) che nel comparto pubblico queste categorie debbano essere sostanziate, realizzate, instaurando il principio della responsabilità certa di chi governa la cosa pubblica con la conseguente introduzione dello Spoil Sistem a livello apicale  a tutti i livelli.

La responsabilità condurrà a una operatività basata sul raggiungimento di obbiettivi e non già sul semplice rispetto delle procedure.

‘Tirare la riga’ per noi significa questo, ma non solo. I diritti acquisiti appartengono al passato e noi vogliamo scrivere il futuro.

Le grandissime disuguaglianze che si esprimo in retribuzioni, pensioni, privilegi ecc debbono cessare.

1) pensare ad allineare i trattamenti di cui sopra con il resto dell’Europa.

2) introdurre un tetto di 5.000 Euro ai trattamenti pensionistici assurdi garantendo in Titoli di Stato a lunga scadenza il rimanente.

Ciò detto, chi è il soggetto e come si realizza tutto questo? I Cittadini Elettori – LIBERI ELETTORI!

I cittadini elettori sono i governati che vogliono non assistere passivamente al ‘gioco’ della democrazia parlamentare, ma governare i governanti.

Il Cittadino Elettore a cui noi pensiamo non è quello che si reca al voto alla data stabilita e delega in toto, fino al prossimo turno, la sua quota di potere democratico, ma è colui che responsabilmente e pubblicamente dichiara la sua volontà di governare la cosa pubblica.

Dichiara quindi pubblicamente di voler esercitare, avvalendosi dei mezzi e degli strumenti che la modernità ci mette a disposizione, il diritto che il suffragio universale gli assegna.

E’ colui che si iscrive ai LIBERI ELETTORI, partecipa alla costruzione delle soluzioni sia attraverso il web che in momenti collettivi e collabora a definire i momenti di delega necessari a costituire i cosiddetti corpi intermedi.

E’ colui che controllerà lo svolgersi dell’azione di governo ai vari livelli e interverrà nelle forme e nei modi che andremo a definire. E’ colui che, con un rapporto strettissimo con il proprio rappresentante, sarà abilitato anche a togliere la fiducia ai propri delegati secondo un principio di revocabilità delle cariche oggi praticabile.

Solo in questo modo sarà possibile mettere in sicurezza la Democrazia

 Arcipelago

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