(di Alessandro De Angelis- da http://www.huffingtonpost.it/)-
È anche lo spettro del “cappotto” alle regionali ad alimentare la tensione a palazzo Grazioli. Perché Silvio Berlusconi è convinto che qualcuno si sia messo a giocare allo “sfascio” davvero. Una sensazione maturata quando Denis Verdini ha preso la parolanel corso della riunione coi coordinatori regionali bollando come folle la strategia sulle regionali. Poco dopo è arrivato, a rincarare la dose, anche il capogruppo Paolo Romani, che con violenza ha criticato i metodi da “casting” nella sensazione della nuova classe dirigente riferendosi agli astri del momento mandati in tv, dalla Sardoni a Cattaneo. Nell’inner circle dell’ex premier sussurrano: “Denis ha fermato le macchine ovunque, a partire dalla Campania. Già la situazione è difficile, se qualcuno gioca a perdere si rischia il disastro”. Un’analisi che fa il paio con l’ottimismo che si respira a palazzo Chigi. Dove Renzi al cappotto crede davvero. E domenica sarà prima a Mestre, poi a Venezia al teatro Toniolo per lanciare la volata finale ad Alessandra Moretti.
L’impresa, in Veneto, pare possibile. Antonio Noto, dell’Ipr Marketing dice all’HuffPost: “Al momento Zaia è attorno al 40 per cento e la Moretti solo tre punti sotto”. Il trend è di recupero. E non solo per effetto della candidatura di Flavio Tosi, stimato attorno al dieci. “L’aria sta cambiando” ripetono al Nazareno. Il migliore indicatore è il nervosismo in casa leghista. Il governatore uscente, che a dicembre quando era 28 punti sopra, dichiarava che non avrebbe fatto un giorno di campagna elettorale perché “impegnato a governare” ora ha invaso i talk show nazionali. E soprattutto per la prima volta Salvini ha iniziato a nominare ed attaccare la Moretti, ignorata fino a pochi giorni fa. Ecco perché Renzi ha deciso di andare più volte in Veneto: la vittoria è possibile. Più le regionali si politicizzano come test nazionale più è possibile il cappotto, che avrebbe l’effetto del 40 per cento alle europee dello scorso anno: “Il trend nazionale – spiega Noto – è a favore del centrosinistra. Nonostante il Pd dia segnali di crisi è al 37, 5 e soprattutto Renzi non ha avversari che rappresentano un’alternativa. La sua fiducia, anche se in calo è al 47, venti punti sopra il secondo visto che Salvini è 24”.
È il crollo, drastico, di Forza Italia a rendere aperta la partita anche nelle regioni in bilico. Compresa la Campania, zoccolo duro ai tempi d’oro del berlusconismo. Ora Caldoro rischia. Prosegue Antonio Noto: “Se non ci fosse il candidato della sinistra-sinistra che al momento è attorno al tre, De Luca e Caldoro sarebbero alla pari. Rispetto alle regionali di cinque anni fa il centrodestra perde 15 punti. Insomma, la partita è aperta, anche perché il 50 per cento dell’elettorato non ha ancora deciso se andare a votare e chi cosa votare”.
E Berlusconi non ha ancora deciso quanto impegnarsi nelle regioni in bilico. Mentre Renzi le idee ce l’ha molto chiare. Al ritorno dalla visita alla Casa Bianca, andrà a Pompei. Nel fine settimana invece, oltre alla kermesse veneta, andrà a Sanremo. In Liguria poi è già fissata una seconda uscita, a Genova, tra un paio di settimane. Ed è legato anche alla Liguria lo spettro del cappotto. Perché è vero che l’ultimo sondaggio della Ghisleri dà il candidato Toti tre punti sotto, ma è solo un capitolo del sondaggio. Gli altri due capitoli raccontano che la coalizione di centrodestra è dieci punti sotto e il consigliere politico di Berlusconi non è neanche forte sotto il profilo della “credibilità del candidato”. Fin qui le regioni in bilico. Poi le altre, dove non c’è storia. Anzi c’è la cronaca di una debacle annunciata: Puglia, Umbria, Toscana. E le Marche, dove il governatore uscente del centrosinistra Spacca, che da quelle parti ha governato un ventennio, è il candidato del centrodestra. Un’operazione che secondo i sondaggisti produce un effetto boomerang, perché l’elettore medio di centrodestra non si mobilita per uno che non percepisce come uno dei suoi. E la macchina di Forza Italia è ferma: “C’è chi gioca allo sfascio – ripetono a palazzo Grazioli – e sono quelli che di fatto sono già fuori da Forza Italia, come Fitto e Verdini”. Per limitare i danni Berlusconi si sente costretto a scendere in campo. Ma non subito. L’idea è che concentrare i fuochi d’artificio negli ultimi venti giorni, con una campagna elettorale tutta all’attacco di Renzi.
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