(di Giovanni Calia – Arcipelago)- Quando si parla di sanità e salute si dimentica quasi sempre che il sistema ospedaliero è medico centrico e non paziente centrico. Non c’è di che stupirsi, è come scoprire l’acqua calda. Di questo dato di fatto si ha ulteriore prova nel momento in cui ciascuno di noi ha bisogno di accedere all’ospedale più vicino, nel nostro caso il SS. Antonio e Biagio.
Lo si nota non tanto quando si accede al pronto soccorso, come mi è capitato l’altro giorno per un familiare, in quanto in questo caso l’organizzazione del reparto, a cominciare dal personale sanitario e dai locali, è effettivamente rivolta al paziente. Ad es. ho potuto constatare che ci sono ben quattro sale mediche tutte molto attrezzate, alle quali si accede dopo l’accettazione, e una sala dedicata agli esami radiografici in modo che i pazienti non siano movimentati di continuo: in questo modo in pochissimo tempo il malato è sottoposto a tutti gli esami di base (esami del sangue, radiografie e visite obiettive) che consentono di stilare una, seppur provvisoria, diagnosi.
Mi riferisco a tutte quelle situazioni nelle quali il cittadino accede alla struttura ospedaliera per visite specialistiche, controlli, esami diagnostici o ricoveri programmati. In tutti questi casi si nota come la figura assolutamente centrale sia il medico (specialmente il primario, ma non solo). Tutto deve ruotare attorno a questi. Il cittadino è costretto infatti ad estenuanti andirivieni da un punto all’altro o da un ufficio all’altro (CUP, reparto, CUP, banca, reparto) dell’Ospedale spesso a causa del permanere di innumerevoli passaggi burocratici e strutture organizzative obsolete.
È sotto questi aspetti, a nostro avviso, che si misura la bontà e la capacità del management e della direzione aziendale, soprattutto riguardo alla capacità di riorganizzare e razionalizzare i percorsi di salute dei pazienti ed incidere sulle prerogative (riducendole o ampliandole)di questo o quel primario o medico.
Occorre chiedersi ad esempio per quale ragione non sia possibile organizzare le visite specialistiche per fasce orarie senza dover presentarsi alle 8 del mattino per acquisire una priorità e scoprire, nonostante tutto, di passare poi la visita a mezzogiorno. Si fa fatica a capire per quale ragione attività programmata come questa non possa prevedere anche la fissazione di un orario della visita. Al momento della prenotazione la signorina gentile e di bell’aspetto del CUP alla quale ci si rivolge per la prenotazione dovrebbe indicare anche l’orario evitando pericolose arrabbiature. Teniamo a precisare che la colpa non è sua, ma di chi organizza il lavoro e dirige l’azienda.
Così come anche non si comprende il perché le apparecchiature diagnostiche (molto costose e sofisticate) non vengano fatte funzionare anche nelle ore serali e notturne. Certamente occorrono soluzioni organizzative innovative, strumenti normativi (accordi sindacali) che consentano agli operatori di essere correttamente remunerati ed incentivati, ma in questo modo si potrebbero drasticamente accorciare le liste d’attesa aumentando la capacità di risposta della struttura ospedaliera.
Un altro esempio di carente capacità organizzativa è quella che riguarda il Centro Unico di Prenotazione. Nella nostra città operano due strutture sanitarie: la ASL AL (che controlla la medicina di base, la medicina preventiva e gli ospedali piccoli di tutta la provincia) e la ASO SS. Antonio e Biagio e C. Arrigo (che è un Ospedale ad alta complessità clinica), che come sappiamo sono due aziende diverse con compiti diversi. Ciascuna di queste due aziende ha un CUP: quello dell’ASL AL si trova presso il poliambulatorio “Patria” di Via Pacinotti; quello dell’ASO in Via Venezia 16 (ingresso Ospedale). Un cittadino alessandrino che si rivolga al CUP dell’ASL AL vede il rischio concreto di essere prenotato per una visita specialistica in uno degli Ospedali piccoli della Provincia, quando probabilmente la stessa visita viene erogata anche dall’ASO. Quindi il paziente sarebbe costretto a spostarsi (in alcuni casi anche) di molti chilometri per essere sottoposto ad una visita che potrebbe essere fruita tranquillamente nella sua città.
La prima cosa da fare infatti sarebbe quindi quella di unificare i due CUP in modo che gli alessandrini non debbano spostarsi per essere sottoposti a visita specialistica.
Questo stato di cose può portare addirittura alcuni cittadini a prenotarsi due volte nei due CUP per avere la possibilità di abbreviare i tempi di attesa potendo contare su due date anziché una, intasando però in questo modo il sistema.
Altro fenomeno criticabile, portato in atto dai cittadini questa volta, è la mancanza di comunicazione nel caso di disdetta della prenotazione. Ove il paziente prenotato per un esame diagnostico in una struttura pubblica, stanco di aspettare, decida di prenotarsi anche presso una struttura privata, ad esempio, dovrebbe comunicare subito tale circostanza, questo nell’interesse degli altri cittadini pazienti ancora in lista d’attesa. Questa consapevolezza però purtroppo tarda ad affermarsi.
Per concludere, una politica ed una rappresentanza nuove, come quelle che propone Arcipelago, devono porsi anche questi problemi quotidiani e se è il caso sporcarsi le mani per risolverli. Una politica ed una rappresentanza nuove devono comprendere che vi sono ambiti professionali talmente seri ed importanti per tutti (interesse pubblico generale) che devono essere sottratti alle logiche squisitamente politiche o elettoralistiche e che devono essere portati avanti indipendentemente dalla temporanea coloritura politica dell’organo esecutivo.
Ma prima ancora tale consapevolezza dovrebbe essere acquisita dalla cittadinanza tutta e dagli operatori impegnati nelle strutture, di qualunque professionalità facciano parte. La professionalità, la competenza, la capacità dei singoli non sono categorie della politica, vengono prima di essa e sono indipendenti da essa.
I principi e gli obiettivi di interesse generale sono già posti (ad es. l’art. 32 Costituzione, la L. 833/78 sul SSN e i Lea) e vanno continuamente attualizzati. La politica (in questo caso regionale) deve scegliere le modalità con le quali realizzare tali obiettivi. I tecnici (manager) ed i professionisti hanno il compito, all’interno di una precisa linea politica e coerentemente ad essa, di illustrare le possibili e le legittime soluzioni pratiche.
La strada è ancora lunga, ma non è mai troppo tardi per iniziare a percorrerla!
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