(da http://www.lospiffero.com/)-
La Corte dei Conti confuta la riduzione dei costi ipotizzata dal Governo dalla soppressione degli enti intermedi. Anzi, sostengono i magistrati, la formazione delle Città Metropolitane, porterà a un aggravio di spesa. Saitta gongola e chiama alla “resistenza”-
Masaniello o Che Guevara, come lo gratifica l’ultimo numero dell’Espresso,Antonio Saitta nella sua strenua battaglia in difesa delle Province può contare da oggi su un autorevole alleato: la Corte dei Conti. La sezione delle autonomie della magistratura contabile ha infatti espresso più di una perplessità sul disegno di legge del governo che mira a svuotare gli enti, sottraendo loro il rango di assemblee elettive e riducendoli a organismi di secondo grado. Provvedimento motivato non tanto dalla semplificazione dell’architettura istituzionale (a questo dovrà provvedere uno specifico intervento legislativo di carattere costituzionale), quanto soprattutto dai risparmi che produrrà per le casse statali. Ed e proprio sulla reale efficacia in termini di riduzione di spese e costi che la Corte dei Conti manifesta dubbi. Dando nei fatti ragione alle valutazioni che il presidente della Provincia diTorino, nonché numero uno dell’Upi, predica da tempo.
Nella relazione presentata nel corso dell’audizione alla Commissione Affari costituzionali della Camera, svoltasi lo scorso 6 novembre, la Corte ha messo nero su bianco i suoi rilievi, arrivando, nelle conclusioni a dichiararsi perlomeno scettica sugli ipotizzati risparmi. «Dal punto di vista finanziario il disegno di legge si basa sull’assunto della invarianza degli oneri in quanto si tratterebbe di un passaggio di risorse e funzioni dalla Provincia ad agli altri enti territoriali. Una costruzione, questa, il cui presupposto appare però tutto da dimostrare nella sua piena sostenibilità. Infatti, non appaiono convincenti anzitutto la contemporaneità tra la progressiva soppressione della Provincia (risparmi) e la istituzione della Città metropolitana (oneri) e in secondo luogo il relativo parallelismo quantitativo. Lo stesso testo del provvedimento, da un lato, prevede una certa sovrapposizione di funzioni tra i due organismi, dall’altro consente, al verificarsi di ipotesi di cui peraltro si potrà avere conto solo ex post (come le opzioni dei singoli Comuni), la sopravvivenza della singola Provincia, con ipotizzabili interferenze e necessari interventi degli enti territorialmente contigui».
Anzitutto perché le uniche economie realmente quantificabili sono solo quelle relative al taglio degli organi di direzione politica nonché degli oneri per le consultazioni elettorali. «Solo per queste voci di spesa è possibile stimare, sulla base dei pagamenti registrati nel SIOPE (Sistema Informativo delle Operazioni degli Enti pubblici) per quanto riguarda la spesa complessiva delle Province con riferimento all’anno 2012, un risparmio annuo oscillante tra i 100 e i 150 milioni di euro, a fronte di circa 8 miliardi di spesa corrente (al netto della spesa per il rimborso dei prestiti) erogati da tali enti». Una cifra davvero irrisoria, pure se sommiamo la cancellazione delle attività di rappresentanza. Anche perché, sottolineano i magistrati, « non si è tenuto conto di altre voci sostanzialmente “insopprimibili” (spese per il personale, per erogazioni di servizi, per investimenti, per rimborso prestiti) che andranno comunque a gravare su altri organismi.
Non solo – udite udite – la riorganizzazione che propone l’odiato (da Saitta) ministro Graziano Delrio potrebbe persino produrre una lievitazione dei costi. «La valutazione dei possibili risparmi è poi complicata dal fatto che, secondo il disegno normativo proposto, vi dovrebbe essere una prima parziale eliminazione delle Province nelle aree in cui viene istituita la Città metropolitana, ma con possibilità di coesistenza della Città metropolitana e della Provincia in caso di mancata adesione dei Comuni. Peraltro, a fronte dei risparmi sopra indicati, non è chiaro quale sia l’impatto effettivo dell’operazione. La relazione tecnica, infatti, afferma che la riforma non comporta oneri, ma è ragionevole ipotizzare, almeno nella fase di transizione, che il trasferimento di personale e funzioni ad altri enti territoriali, con il loro subentro in tutti i rapporti, abbia un costo sia in termini economici, sia in termini organizzativi».
Ed ora, forte di questo autorevole parere, Saitta alza i toni e ieri si è scatenato in rete indirizzando decine di tweet del tipo: “Buona lettura contro il conformismo”, “Una lettura per parlamentari coraggiosi”, “Una lettura per resistere agli ultimatum” (leggi Piero Fassino che ieri ha chiesto di procede senza indugi all’approvazione del ddl). Compañero Saitta, Hashtag la victoria siempre.
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