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Un Europa che non c’è

6 Maggio 2014 by Redazione Lascia un commento

(di http://associazionearcipelago.it/)-

Credo che la prima domanda che  il cittadino Europeo  debba  porsi  in vista delle elezioni per il rinnovo del parlamento europeo non dev’essere per quale lista o  per quale candidato votare,  ma semmai se  queste elezioni abbiano un valore, se siano dotate o meno di un senso o invece siano solo un puro esercizio formale e nulla piu’; in definitiva  chiedersi se veramente l’elezione di questo o quel candidato o di questo o quel partito  abbia una pur minima utilita’.

Bisognerebbe domandarsi soprattutto quali siano le prerogative di  fatto del rappresentante , quali poteri abbia realmente e quanto sia la sua capacita’ (o quella del gruppo di appartenenza) di incidere sull’azione di governo  della Commissione ; perche’ la sensazione  che il parlamentare Europeo sia solo  un mero portavoce ormai è troppo forte, la percezione diffusa tra l’opinione pubblica (italiana e non) sia quella di un  ruolo svuotato di  qualsiasi funzione , quasi privo di significato.

Con la progressiva “cessazione” di potere da parte degli Stati Nazionali sovrani  si è creato un’enorme, anzi io direi abnorme, rafforzamento  da parte della Commissione Europea che di fatto è l’unico organo a decidere delle linee guida della politica continentale; i luoghi anche fisici di decisione della Commissione sono opachi, per la maggior parte preclusi a forme di discussione e tali luoghi sono quelli preferiti dalle lobby (soprattutto  finanziarie) che riescono ad avere accesso  per poter operare ed agire.

Questa modus operandi esecutivo  coniugato  alla crisi economica cha ha messo in ginocchio il ceto medio-basso  hanno creato una miscela di insoddisfazione e frustrazione  che ha portato alla nascita e al riaffiorare di movimenti e di sub-culture anti/europee che vanno a sfociare in pulsioni nazionalistiche quando non xenofobe. Soprattutto in Italia, dove la politica in generale non gode di grande appeal e dove il populismo dilaga in maniera sconcertante, l’astensionismo sta toccando livelli record nelle tornate elettorali nazionali; se quindi  la politica nazionale è vista come un qualcosa di lontano se non avverso, è da immaginare come viene vista quella Europea, lontana anni luce dai reali bisogni dei cittadini.

Credo che le istituzioni europee cosi come sono state  concepite in questo periodo storico non aiutino a riavvicinare il cittadino europeo alla vita politica del proprio continente; credo che  l’Europa a cui bisogna tendere sia quella del “Manifesto di  Ventotene” di  Altiero Spinelli, dell’Europa dei popoli , della pace e dell’unita’ culturale e politica e non quella attuale governata da pochi tecnocrati strumentali a interessi economico-finanziari.

Per fare cio’, per creare gli Stati Uniti d’Europa, e per avvicinare le popolazioni europee credo che un primo passo sia non solo l’elezione dei parlamentari europei ma l’elezione diretta  del Presidente della Commissione Europea in modo tale che il cittadino si senta “coinvolto” e “responsabilizzato” maggiormente nel processo democratico Europeo. Non basta l’indicazione sulla scheda elettorale del candidato presidente del gruppo politico di riferimento, bisogna che l’elettore si senta chiamato in causa direttamente nella scelta del primo Commissario; in questa maniera  probabilmente  vi sarebbe una maggiore “legittimazione”, un maggior riconoscimento degli  organi esecutivi dell’Unione Europea rendendoli meno lontani e meno “opachi” ; altrimenti se continuiamo a viaggiare  in questa situazione “ibrida” dove formalmente vi è un Parlamento Europeo ma che di fatto ha una funzione quasi solo notarile delle decisioni prese da pochi non eletti,  puo’ esserci veramente lo spazio per l’affermarsi ed il consolidarsi di forze  e spinte politico-culturali date per morte troppo in fretta (vedi Alba Dorada o Le Pen in Francia).

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