(Arcipelago)-
Dai primi giorni di Marzo la pandemia che avevamo indicato come evento drammatico, escludendone la tragicità delle ultime ore, contrasta con l’insulso atteggiamento di chi, non solo non è stato capace di prevedere le emergenze annunciate, ma con una cecità culturale e politica senza pari non riesce a cogliere come questa crisi sanitaria che oggi la fa da padrone ci potrebbe porre di fronte, come sostiene Cacciari, ad una “sospensione“ di parlamenti, elezioni.. dimostrandone l’inefficacia.
Siamo quindi consapevoli che a questa crisi si dovrà rispondere con interventi a livello continentale ( l’Europa appunto !) davvero coordinati senza tecnicismi finanziari o follie britanniche.
Se la “paura è la maestra che ci insegna a cambiare le cose” dobbiamo prendere atto che i protagonisti della politica ai quali competono le scelte di governo non possono più essere gli stessi: quelli che c’erano prima del corona virus..
E’ da questo che occorre partire, è su questo che occorre riflettere e non solo aprendo un credito nei confronti di una politica incapace di essere all’altezza del mondo globale, di sapere e prevedere; e del mondo imprenditoriale , di quello culturale , della classe dirigente in generale.
La politica del vecchio continente Incapace di prevedere le emergenze sanitarie; miope, egoista,divisa, ha toccato il fondo! Abbiamo toccato il fondo.
Corona virus è l’evento che non avevamo mai visto prima ma neanche immaginavamo e ci costringe nostro malgrado a pensare ad un futuro con soluzioni e prospettive radicalmente nuove rispetto al nostro vivere insieme.
Non è polemica la nostra mentre la casa brucia e medici ed infermieri combattono in prima linea; ma la ferma volontà di pensare a quel che verrà dopo.
E’ di una cultura politica che sia in grado di prevenire di cui abbiamo bisogno.
Ma per prevenire occorre “sapere”.
Affrontare quindi le questioni che segnano questa crisi epocale da parte di persone consapevoli e coscienti può fare la differenza tra soluzioni condivise e soluzioni imposte.
Il nostro pensiero va a coloro ai quali sarà presentato il conto di questo “disastro”.. a chi non puo’ stare a casa perché non ce l’ha, o ce l’ha per cosi dire troppo stretta per viverci a lungo comodamente , o a chi perdendo lavoro e reddito magari rischia di perdere anche quella;
.. a quei ceti, quelle classi che hanno più sofferto e sono sempre state ignorate…
..a coloro che il potere non ce l’hanno!
Sono i cittadini che debbono diventare protagonisti della loro vita;
I cittadini non possono più permettersi una politica all’inseguimento degli eventi, fatta di semplici raccomandazioni, molta retorica, poco sapere e niente progetto.
E’ di una fase costituente ciò di cui i cittadini, che non hanno potere, hanno bisogno per diventare protagonisti della loro vita;
Non è certo di “semplicità, velocità e trasparenza” ( come qualcuno vaneggia..) di cui ha bisogno “Questa Democrazia” del secolo scorso ma di “conoscenza” e “senso di comunità”;
di una visione alternativa del mondo e della società, che critichi il senso comune di chi è portato a credere che ciò che oggi esiste sia sempre esistito, per trasformarlo in buon senso.. con il suo significato positivo rispondendo alle esigenze reali dei cittadini senza potere.
E’ una riflessione che richiede un progetto comune senza l’uomo solo al comando né il premier timonerie ma la forza di un’idea di stato-comunità.
Una comunità nazionale che si riappropri della “coscienza pubblica” della governance del “bene comune”.
La crisi sistemica che viviamo da anni mette a dura prova le istituzioni del 48 a cominciare dai fondamentali, a cominciare da un sistema sanitario ignorato e impoverito negli anni che potrebbe registrare l’esplosione di forme di egoismo sociale e di anarchia sino al il dissolversi dell’”autorità”.
Il panorama politico ne uscirà così stravolto che i conflitti di prima scadranno nel ridicolo.. e le divergenze che “sotto pelle” stanno trasparendo preannunciano questo futuro.. e si “sintetizzano” , schematicamente, tra chi “vuol salvare la pelle” e chi “vuol far ripartire l’economia” preannunciando probabilmente due divergenti concezioni della vita.
E’ infatti la sopravvivenza della popolazione per noi il primo punto all’ordine del giorno; è l’uomo , la persona cosciente e consapevole al centro del nostro pensiero; non l’individuo pseudo emancipato attraverso l’ausilio di mezzi informatici.
La rappresentanza è quindi La chiave di volta di questo sistema. . Coniugando quindi la consapevolezza di una “partecipazione conoscitiva” con un nuovo sistema di delega si può pervenire ad una democrazia rappresentativa “vera”.
E’ giunto il momento di riscrivere nuove regole del nostro vivere insieme, di aprire una nuova fase costituente e questo lo possono fare solo i cittadini.
L’iscrizione, al raggiungimento della maggiore età, alle liste elettorali non può più es-sere sufficiente ad esprimere “Democrazia” e un governo del popolo, in una società profondamente mutata e complessa non può essere affidato solo e totalmente, a “questi” corpi intermedi.
Solo chi vuole partecipare di volta in volta esprimendo precisa delega, alla formazione della “governance” di questo Paese potrà garantire il passaggio alla Democrazia del terzo millennio e quindi l’esercizio del diritto di voto in modo cosciente e consapevole.
Se questo Paese deve essere riscritto, se questa Europa deve essere costruita ciò può avvenire soltanto se tutti, in prima persona, si dedicheranno a questa riscrittura e a questa costruzione e affronti l’Operazione Verità basata sui Principi e sui Valori dell’uguaglianza e della responsabilità.
E non è di una “democrazia decidente” di cui parliamo ma di una DEMOCRAZIA del Terzo millennio, di una Democrazia che superi/risolva il conflitto, come recitava una vecchia canzone popolare, tra “chi ha il potere e chi invece non ce l’ha”.
Lascia un commento