Intervista a Gustavo Piga, economista (da www.formiche.net)
Come valutare la sfiducia degli italiani?
Il problema della sfiducia è ancora più grave della disoccupazione. I disoccupati che cercano dimostrano ottimismo. Gli altri hanno mollato, rivelando un problema strutturale che ci deve preoccupare molto come società. Non solo. Gli sfiduciati di oggi magari magari erano i disoccupati di un mese fa, dobbiamo chiederci cosa succederà domani. I giovani si scoraggiano più rapidamente: possono deprimersi, con conseguenze drammatche, o entrare nel mercato del lavoro illegale.
Perché la situazione italiana è peggiore di quella europea?
Ha radici in una carenza strutturale del Paese che da 15/20 anni ha ritmi di crescita più lenti dell’Europa. La globalizzazione ha aperto i mercati alle nostre imprese ma anche il nostro. Per battere la concorrenza della manodopera, bisogna innovare, dunque investire. Noi siamo carenti. I tedeschi sono arrivati più preparati allo tsunami cinese, noi abbiamo fatto le cicale e ora che è inverno, ci mandano a morire. Non è il momento delle manovre dure. Serve un aiuto per consentire di rimettere le cose a posto.
Cosa bisognerebbe fare?
Bisogna dire basta alle politiche di austerità. Le aziende non scommettono sul futuro, non lo vedono. In questi momenti, l’unica certezza è nella domanda pubblica che farebbe da volano al privato. Le risorse di possono trovare riducendo gli sprechi negli appalti. Due o tre anni di miopia nelle scelte provocano “perdite” che durano per 50/60 anno. Lo sfiduciato di oggi rischia di gravare per la vita sullo Stato.
(V.Arn.)
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