Se l’Appello degli intellettuali il 3 agosto suscitò qualche critica di “genericità”, l’articolo di Massimo Cacciari su l’Espresso precisa a quale Europa occorra pensare.
Corretto l’invito a pensare ad un’Europa fatta di“realtà ben distinte con tempi distinti e tuttavia in navigazione gli uni verso gli altri, senza alcuna velleità egemonica o omologante”. Realtà capaci di distinguere ambiti diversi di responsabilità e di competenza, cioè di sovranità”.
Noi crediamo che la sovranità debba appartenere all’Arcipelago nel suo insieme, evitando sovrapposizioni e conflitti di interessi e con procedure democratiche basate sul principio di maggioranza.
Ovviamente il principio di sovranità non può non esercitarsi in primis sui pilastri della solidarietà, delle politiche monetarie, economiche e sociali, della politica estera.
A questa visione di Europa tuttavia si è contrapposta sin dalla sua “nascita”, dopo Ventotene, una idea dominata da ogni sorta di egoismo statale. La parola d’ordine che circola con sempre maggior insistenza “padroni a casa nostra” – che nasce dall’idea sbagliata di essere “competitivi” economicamente, produttivamente, scientificamente dentro piccoli “staterelli” – non ha perseguito l’unità politica europea. Si è erroneamente pensato che la moneta unica avrebbe trainato il processo dell’unità politica confidando nel presupposto che le Leggi dell’Economico fossero al Potere e che detenessero la sovranità effettiva. Un filone di pensiero che depoliticizza l’idea dell’unità europea e che viene sostenuto dal tentativo di eliminare ogni corpo intermedio tra il popolo in quanto tale massa di individui e l’esercizio della sovranità.La de-politicizzazione del “pubblico” si accompagna all’insofferenza per ogni funzione non legittimata dal voto popolare, condannandolo all’irrilevanza politica e sostenendo ogni idea di democrazia plebiscitaria – “cifra” di tutte le destre europee.
I sovranisti al potere non riusciranno a dialogare con le potenze economico-finanziarie e ne subiranno la sudditanza più di quanto essi si lamentino di quella europea. Una sudditanza che potrebbe costringere “staterelli animati da ideologie nazionalistiche” a massacrarsi a vicenda per mantenere un proprio spazio vitale, con una concorrenza spietata sul piano commerciale e fiscale al fine di attrarre i poteri forti invece di combatterli
Per queste ragioni l’appuntamento del prossimo anno sarà decisivo per un’Europa delle nazioni, della solidarietà, dei diritti, a difesa delle “isole” di questo Arcipelago!
Carlo Viscardi
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