(di Arcipelago)-
Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare (Seneca)
Mai frase celebre fù più azzeccata da Arcipelago per segnare la strada che stiamo percorrendo ..: “ Cambiare la POLITICA IN QUESTO PAESE”
Non si vince un Referendum sulla “ Riforma Costituzionale” puntando sulla “ Conservazione dell’esistente”; i cittadini, vogliono il cambiamento e vogliono sapere quale cambiamento è possibile…vogliono partecipare a questo cambiamento.
Siamo stupiti come autorevoli osservatori non vogliano comprendere come Il “combinato disposto” del Referendum sulla Riforma Elettorale ( “modesta e maldestra”) e l’Italicum sia un trucco da magliari; un pericoloso “trucco” che punta alla “concentrazione del potere, ad assegnare “tutti i poteri al Capo”.! : unico vero obiettivo che Renzi si è posto e che molto probabilmente vedrà il voto anticipato.
Un obiettivo che il gruppo di pressione che ha “prodotto” il premier ha sin dall’inizio perseguito come novello Gattopardo: cambiare tutto per non cambiare nulla .. affinchè cio che conta, il Potere, rimanga , anzi si rafforzi, nelle mani di pochi.
Sappiamo perfettamente che la responsabilità di tutto questo viene da lontano e Massimo Cacciari con una corretta “autocritica generazionale” lo ha espresso in una intervista su La Repubblica del 27 Maggio 2016. (Link)
Ma anche i cittadini di questo paese, mai inclini ad abbracciare avventure, posseggono uno “spirito di responsabilita’ nei confronti del sistema”, sentono una “responsabilità repubblicana”.
I cittadini sentono, percepiscono che un mondo è “crollato”; fortunatamente non per un evento “tragico-bellico” ma il “crollo “ è sotto gli occhi di tutti. Sono finite le categorie politiche del ‘900, sono improponibili le forme della rappresentanza che vengono addirittura dall’’800.
E’ un “mondo nuovo” quello che stiamo vivendo, che abbiamo di fronte, con crisi epocali e globali assolutamente non paragonabili al passato e con uno sviluppo tecnologico in atto che qualcuno assimila all’invenzione della “ruota”..(!)
Per questa ragione non è più sufficiente sviluppare “autocritica” per un passato che non c’è più e/o constatare l’inadeguatezza di una classe dirigente, di una elite che a definirla tale ci vuole fantasia.
Occorre avere il coraggio e la “responsabilita’ repubblicana” da parte di tutti di “vedere” il mondo che ci sta di fronte….e “ il punto ora è di cambiarlo! “
Occorre avere l’onestà intellettuale di comprendere che il momento istituzionale non può essere separato dal principio, dal concetto della “rappresentanza”: momento primo della democrazia.
La politica come oggi la “viviamo” non è più in grado di trasformarsi in fatti concreti semplicemente per il fatto che ha perduto completamente la credibilità, ha perduto l’identificazione tra “potere della politica” e “potere dello Stato”.
All’indomani della approvazione della Costituzione è noto che si sarebbe dovuto metter mano alle condizioni e alle modalità della vita dei partiti e non accontentarsi della “general – generica “ affermazione riportata dall’art. 49 della Carta. (Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale) con particolare attenzione alla vita interna dei partiti stessi.
Come sosteneva Pietro Scoppola la ”Repubblica dei Partiti” ha svolto un ruolo fondamentale per la ricostruzione dopo l’evento bellico; per affrontare un mondo nuovo che emergeva da un mondo che si era tragicamente dissolto.
Il mondo è cambiato e nulla si è fatto nel frattempo e queste sono le ragioni che hanno trasformato i partiti in associazioni private che rasentano ..il “delinquere” !
Limitarsi quindi ad affrontare il problema del dissolvimento dei Partiti “tradizionali” soltanto sotto l’aspetto della democrazia interna degli stessi se non è miopia culturale è disonesta intellettuale.
Per questa ragione richiamando principi quali la trasparenza, l’uguaglianza, la partecipazione, la tutela delle minoranze , la responsabilità.. queste regole debbono essere riscritte in funzione di un mondo che si sta parando davanti a noi.
Chi farà questo lavoro ?
Alla caduta del “mondo (1945..)…. una “elite” ( a pieno titolo così chiamata..) si adoperò per affrontare questa impresa. Oggi la caratura delle elite, come da più parti si va sostenendo, non ha nulla a che spartire con quelle del passato.
Siamo di fronte inoltre a incalzanti idee e pericolosi movimenti antisistema, populisti che non debbono essere interpretati con “problema” bensi’ come “sintomo del problema”.
Il mondo è talmente mutato che la semplice diffusione della “conoscenza” ( anche quella superficiale del twitter..) fornisce ai cittadini “titolo”e “strumenti” per partecipare ad una vera e propria fase costituente.
Solo la partecipazione quindi diffusa dei cìttadini che lo decideranno potrà aprire questa NUOVA FASE COSTITUENTE.
Coniugando quindi la consapevolezza di questa “partecipazione diffusa” con un sistema di delega si può pervenire ad una democrazia rappresentativa “vera”.
La rappresentanza oggi garantisce al cittadino un voto, dopo di che il nulla sul piano del controllo e della costruzione delle decisioni.
È fittizia infatti la cessione di sovranità con il voto… Non è realistica l’uguaglianza: siamo uguali solo in quanto viene a tutti di mettere una croce sulla scheda, poi l’uguaglianza si esaurisce. È irrealistica la formazione di una opinione pubblica informata che è il presupposto di una libera scelta politica: noi cittadini in realtà andiamo avanti tra stereotipi, informazioni manipolate, notizie false e non controllabili.” (cit. Raffaele Simone)
La rappresentanza di cui “parlano i cittadini” è invece quella che garantisce la partecipazione alla riscrittura, ormai indifferibile, delle regole del nostro vivere insieme, della forma dello Stato.
L’iscrizione, al raggiungimento della maggiore età, alle liste elettorali non può più essere sufficiente ad esprimere “Democrazia” e un “governo del popolo”; e in una società profondamente mutata e complessa non può più essere affidato a “questi” corpi intermedi.
Concretamente quindi solo l’iscrizione ad un Pubblico Registro degli Elettori su richiesta dei cittadini che intendono partecipare di volta in volta, esprimendo precisa delega, alla formazione della “governance” di questo Paese potrà garantire il passaggio alla Democrazia del terzo millennio.
La Dichiarazione Pubblica di Volontà delle persone è quindi l’atto primo della formazione della decisione; è l’atto che sancisce l’esercizio del diritto di voto in modo consapevole.
Affrontare quindi le questioni che segnano questa crisi epocale da parte di persone consapevoli e coscienti può fare la differenza tra soluzioni condivise e soluzioni imposte.
Se questo Paese deve essere riscritto, se questa Europa deve essere costruita ciò può avvenire soltanto se tutti, in prima persona, si dedicheranno a questa riscrittura e a questa costruzione.
La Dichiarazione Pubblica di Volontà si concretizza quindi in momenti di alto confronto sulle questioni ma contestualmente si pone l’obiettivo di giungere ad una sintesi della rappresentanza su due (soltanto DUE ) soggetti, garanzia di alternanza al governo della cosa pubblica.
Due corpi intermedi che rappresenteranno le politiche che governeranno la cosa pubblica.
Solo una NUOVA FASE COSTITUENTE così potrà cambiare la Politica in questo Paese.
Una Nuova Fase Costituente che risponda alle domande
QUALE SOCIETA’ VOGLIAMO? QUALE DEMOCRAZIA VOGLIAMO?
Viviamo l’angoscia di un popolo alla ricerca del compimento di una identità nazionale.
Un popolo che non ha mai fatto alcuna rivoluzione ma paradossalmente un popolo che ha sempre segnato la via di grandi cambiamenti epocali.
Un popolo che è ancora alla ricerca di un senso, un significato da dare al suo vivere insieme, un popolo ancora in attesa di diventare uno “Stato-Nazione”…
E non solo, lo ripetiamo, abbiamo una classe dirigente (una “elite”) economica, sociale, culturale, politica e, non ultima di certo, “finanziaria” che è in completo stato confusionale con un orizzonte di futuro che non supera lo steccato del proprio giardino.
Una classe dirigente disponibile tutt’al più a costruire alternative che alternative non sono ma semplicemente gattopardeschi processi e che, con una politica mediatica, è costretta a sperare nel più grande bluff del momento al grido “dopo di lui la catastrofe” o “l’ultima spiaggia”.
Noi vogliamo essere parte di un “processo costituente” attraverso la costruzione di “gruppi per la democrazia”, isole libere, plurali, solidali, di impegno e discussione, all’interno di ogni realtà territoriale, sociale e culturale.
Isole per un arcipelago di agorà per questo Paese.
Un percorso innovativo, fuori dagli schemi, che fida nel cuore e nelle menti dei cittadini che hanno compreso appieno la necessità di un radicale cambiamento di sistema.
Mettersi in rete quindi per diventare protagonisti, per riprendersi la politica e la vita.
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