Federico Fornaro ha annunciato, ieri pomeriggio, la sua uscita ufficiale dal Partito Democratico.
Per chi, come noi ha speso buona parte della sua vita a costruire il “partito nuovo” e vederlo nel corso degli ultimi anni pervenire alla sua ”frammentazione” la memoria corre ai momenti della sua “costruzione”che non è, come comunemente si crede l’ottobre del 2017!! Bensi’ l’estate di quell’anno.
Ci riferiamo alla emanazione da parte della “apposita” Commissione delle regole per le “famose primarie” di quell’anno.. Regole che bollammo come “prese in prestito” da una legge elettorale che si chiama nientemeno che PORCELLUM.
In quel tempo, che molti non ricordano, asserimmo nelle sedi opportune che… il “COME si sarebbe costruito il PD avrebbe determinato SE il PD sarebbe nato… “
Questo avvenne in quell’anno con un ruolo non primario da parte di chi aveva proposto lo stesso Partito Democratico: Romano Prodi!
Riportiamo di seguito integralmente il pensiero di Federico con l’augurio di approfondire già nei prossimi giorni la nostra amicizia.
Arcipelago
“Sono giorni che il tema della scissione del PD è al centro dell’attenzione.
Nessuno invece ha parlato e parla dell‘abbandono silenzioso di iscritti, militanti e elettori che in questi anni non si sono più riconosciuti e non si sono più sentiti rappresentati dal PD della narrazione renziana.
Abbiamo chiesto di poter fare un congresso vero, aperto, partecipato per provare a ricucire lo strappo con questa parte del nostro mondo. Per ritrovare le ragioni fondative del PD, per ritornare ad essere una comunità politica.
Un congresso per aiutare il governo di qui alla primavera 2018 a dare segnali forti su temi come la lotta alla povertà, il lavoro dei giovani, la scuola.
La risposta è stata una chiusura su tutta la linea con l’idea che si possa risolvere tutto in poche settimane, per poi andare al più presto al voto anticipato.
Noi abbiamo voluto bene al PD e non avremmo avuto remore a continuare ad
essere minoranza in un grande partito plurale: ma è sotto gli occhi di tutti la trasformazione del PD nel PDR e io al Partito personale di Renzi non mi sono mai iscritto.
Come in tutte le separazioni le colpe e le responsabilità non stanno mai tutte da una parte, ma un dato mi sembra incontestabile: in un grande partito plurale il segretario ha un dovere più degli altri nella ricerca della sintesi unitaria, mentre le riunioni degli organi dirigenti nazionali sono state ridotte a una stanca, quanto sterile ripetizione dei rapporti di forza determinati con il voto delle primarie.
In tre anni il segretario nazionale non ha trovato il tempo per organizzare né una conferenza programmatica né una conferenza organizzativa, ma il tempo e le risorse per organizzare tre Leopolde, quelli li sì li ha trovati.
Così come ha trovato il tempo per definire gufi e sabotatori parlamentari della minoranza, senza neppure informarsi che uno come il sottoscritto, con lealtà e responsabilità, ha il 99,7% di presenze in aula e ha partecipato, votando sì, a tutti i 60 voti di fiducia al governo.
Non è questo il PD che avevamo sognato dieci anni fa.
Lasciare la comunità del PD della provincia di Alessandria non è facile e in queste ore difficili vorrei ricordare solo i tanti momenti belli, le vittorie, le amicizie, l’affetto ricambiato di tante compagne e compagni, di tante amiche e amici.
È un nuovo inizio nel campo del centro-sinistra e sono certo che ci ritroveremo ancora a stare dalla stessa parte della barricata in tante occasioni e in tante istituzioni rappresentative.
Un grazie dal più profondo del cuore per questi anni di militanza comune e un arrivederci a tutte e a tutti.
Un abbraccio.”
Federico Fornaro
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