(di Carlotta De Leo e Clarida Salvatori- da http://www.corriere.it/)-
L’ex sindaco ha presentato il volume in cui ripercorre i 28 mesi in Campidoglio, il suo rapporto con il premier e il partito. E non risponde sulla sua ricandidatura
Il debito delle casse comunali. Le buche nelle strade. La tutela dei beni culturali. Inizia da qui la retrospettiva di Ignazio Marino sui suoi 28 mesi di governo a Roma. Per parlare dell’eventuale candidatura e dei «mal di pancia» del Partito democratico aspetta che la conferenza di presentazione del suo libro «Un marziano a Roma» (nella sede della Stampa estera) sia entrata nel vivo. «Questo volume non è un testamento né una vendetta – sottolinea subito -. È un volume di analisi e di prospettiva. Lo definirei un gesto d’amore verso i romani e spiega i motivi per i quali Roma è in queste condizioni». Una città che è sempre sotto i riflettori come Roma, ha lasciato lo «sconforto per quello che è avvenuto – ecco la prima stoccata al premier Renzi -: un governo che non è passato attraverso un vaglio elettorale (ed è l’unico caso dell’Europa a 28, credo) ha indicato un commissario straordinario al posto di un sindaco eletto da centinaia di migliaia di persone. Fu una lesione della democrazia, considerata con molta attenzione e preoccupazione dalle cancellerie di tutti i paesi stranieri».
Le lobby e Renzi
«Roma era in una situazione drammatica. Bisognava sganciarla dalle lobby, mentre il governo di Renzi preferisce sedersi a tavola con le lobby. Ad esempio, è stato deciso a Palazzo Chigi dove fare il villaggio olimpico (per la candidatura di Roma 2024, ndr) e nessuno è stato consultato». «Io avevo grandi aspettative su Renzi – ha riferito l’ex sindaco – quando pronunciava parole in cui mi riconoscevo come la liberalizzazione rispetto a tante aziende che al comune non servono, o la scelta delle persone in base ai curricula e i risultati. O un’informazione radiotelevisiva che somigliasse alla Bbc. Siamo finiti invece in una situazione in cui il premier sceglie il direttore generale della Rai e i direttori delle reti. Se l’avesse fatto Berlusconi molti giornali si sarebbero ribellati».
«Per gestire una città non c’è bisogno delle correnti»
L’accusa che più volte è ripetuta al sindaco è stata quella di essere isolato dal partito: «Per gestire una città non c’è bisogno di andare a cena con le correnti» ha detto Marino. E aggiunge: «Se io avessi seguito tutti i consigli del Pd forse mi avrebbero messo in cella d’isolamento». «Ho sbagliato, ammetto, a non pretendere di conoscere e vagliare tutti i candidati per le amministrative. E sull’appoggio del partito alla mia campagna elettorale, ricordo che nella primavera 2013, il Pd non aveva più segretario (Bersani ) né tesoriere. Non c’era un riferimento del Pd in città e a livello nazionale».
Ancora incertezza sulla candidatura
Il libro non è «un manifesto elettorale», ma «uno spunto di riflessione», ha detto Marino evitando di rispondere direttamente alla domanda su una sua possibile ricandidatura riproposta più volte durante la conferenza stampa: «Tanto non rispondo, sono qui per parlare del libro». In ogni caso, ha sottolineato, «in questi giorni diversi candidati hanno detto che non hanno un programma e neanche hanno iniziato a scriverlo. Una cosa impensabile in altri Paesi. Vi immaginate a Parigi un candidato a 60 giorni dal voto che dichiara “io ancora un programma non ce l’ho?”. Il libro può essere uno spunto di riflessione. Credo che per candidarsi a guidare una città così importante bisognerebbe mettersi a scrivere un programma». «Diversi candidati hanno detto che non solo non hanno un programma ma che non hanno nemmeno iniziato a scriverlo».
Le parole del Papa
L’ex sindaco parla anche della celebre intervista in aereo del Pontefice che negava di averlo invitato a Filadelfia. Quelle parole e furono viste da molti come una esplicita bocciatura dell’allora primo cittadino della Capitale. «Non mi ritengo licenziato dal Papa. Anzi abbiamo avuto una lunga e piacevole conversazione in cui ho ripercorso in termini anche severi la mia visione dei fatti, e certamente non va attribuito a lui quello che va attribuito a Renzi e al Pd. Ma alcuni hanno voluto interpretare le sue parole come uno sciogliere i cani contro Marino per potersi liberare di questa figura scomoda» ha detto il chirurgo dem.
Ancora incertezza sulla candidatura
Il libro non è «un manifesto elettorale», ma «uno spunto di riflessione», ha detto Marino evitando di rispondere direttamente alla domanda su una sua possibile ricandidatura riproposta più volte durante la conferenza stampa: «Tanto non rispondo, sono qui per parlare del libro». In ogni caso, ha sottolineato, «in questi giorni diversi candidati hanno detto che non hanno un programma e neanche hanno iniziato a scriverlo. Una cosa impensabile in altri Paesi. Vi immaginate a Parigi un candidato a 60 giorni dal voto che dichiara “io ancora un programma non ce l’ho?”. Il libro può essere uno spunto di riflessione. Credo che per candidarsi a guidare una città così importante bisognerebbe mettersi a scrivere un programma». «Diversi candidati hanno detto che non solo non hanno un programma ma che non hanno nemmeno iniziato a scriverlo».
Le parole del Papa
L’ex sindaco parla anche della celebre intervista in aereo del Pontefice che negava di averlo invitato a Filadelfia. Quelle parole e furono viste da molti come una esplicita bocciatura dell’allora primo cittadino della Capitale. «Non mi ritengo licenziato dal Papa. Anzi abbiamo avuto una lunga e piacevole conversazione in cui ho ripercorso in termini anche severi la mia visione dei fatti, e certamente non va attribuito a lui quello che va attribuito a Renzi e al Pd. Ma alcuni hanno voluto interpretare le sue parole come uno sciogliere i cani contro Marino per potersi liberare di questa figura scomoda» ha detto il chirurgo dem.
«Prendo appunti da tanti anni»
«Prendo appunti da moltissimi anni – ha spiegato l’ex sindaco di Roma – e cerco di fissare su carta dati e concetti per analizzarli e studiarli. Ho sempre pensato da docente universitario che se vuoi diventare un esperto di una materia di cui sei già esperto il modo migliore è scriverne». Nel libro, ha detto l’ex sindaco, si parla tra le altre cose dell’enorme debito del comune di Roma: «Analizzo come si è arrivati nel 2008 con un debito di 22,5 miliardi, costruito da alcuni sindaci al ritmo di quasi un milione di euro al giorno. Ogni anno bisogna pagare 500 milioni solo per i mutui contratti per pagare il debito. È un libro di analisi e di prospettiva. Parla di trasporti, del settore economico-finanziario, di servizi». «Trovare una situazione di debito così grave, una raccolta dei rifiuti con un monopolio affidato a un privato, e cambiare tutto questo è stato importante – ha ribadito – Abbiamo risanato il debito, se fosse successo in un’azienda privata il cda avrebbe avuto parecchi milioni di premio» ha aggiunto il sindaco.
Malagrotta
Tra gli atti rivendicati da Marino anche la chiusura di Malagrotta: «Una discarica grande come 350 stadi olimpici uno accanto all’altro: doveva essere dismessa dal 2007, ma sono io che l’ho chiusa davvero perchè ho pensato all’Europa del 2030 quando gli inceneritori dovranno esser spenti in tutto il Vecchio Continente. Sono convinto che la raccolta differenziata e il riciclo dei materiali siano la chiave del futuro». E sul materiale più prezioso tra quelli riciclabili, la carta, Marino svela un dettaglio: «Quando sono arrivato invece di venderla, pagavamo 15 euro a tonnellata per smaltirla e immetterla di nuovo nel circuito commerciale. Nel 2015 ho fatto una gara internazionale e ora la carta che finisce nei cestini romani frutta 24 euro a tonnellata – dice . Questo significa un buon governo. E non penso di essere più intelligente dei sindaci del passato: ho lo stesso quoziente intellettivo, solamente loro non hanno voluto vedere».
La gestione di Roma
«Occorrono investimenti sulla Capitale ma bisogna amarla, Probabilmente il nostro capo del governo non ama Roma, come invece accade a Parigi o a Londra». Racconta poi di una riunione al ministero dell’Economia: «Roma voleva solo delle norme che le avrebbe permesso di investire 800 milioni di euro nelle periferie. Il capo del governo ha deciso di rimuovere un articolo. Matteo Renzi, con cui non ho colloqui da almeno due anni – e questo è un problema – lei immagina un premier che non parla col primo cittadino di una città dove esplode un caso di criminalità organizzata?».
I rapporti col partito e le votazioni a Roma
«Non ragiono per correnti ma per idealità. Sono convinto che esista una forza politica conservatrice e una riformista e che si contendano il governo del Paese. Credo nella libertà e negli stessi diritti per tutti, nell’amministrazione trasparente. Ho la testa nel Pd del 2015. In che anno siamo adesso?». Quanto ancora c’è di non scritto? Per chi voterà? «Si vota sulla base di programmi. Lei sa dirmi qual è il programma sulle rotaie della metro A che hanno 36 anni? Cosa vuol dire? Che non c’è. Ed è preoccupante perché riguarda la vita di milioni di persone». E in chiusura un’ultima frecciata a Renzi: «Abbiamo un governo di centrodestra, fatto con ministri coma Alfano, la Lorenzin e prima Lupi, abbiamo l’appoggio di Verdini. Chi nel 2013 ha votato, voleva il centrosinistra. E così non è andata – poi ancora un riferimento a Roma – . Io in consiglio comunale volevo una forza di governo del Movimento 5 Stelle ma loro all’ultimo momento si tirarono indietro. Ora hanno una loro candidata (virginia Raggi, ndr), si vedrà».
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