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La classe dirigente che non c’è e le stelle che stanno a guardare

4 Aprile 2016 by Redazione Lascia un commento

(di Enrico Sozzetti)-

La crisi di un territorio è solo economica? Frutto unicamente di congiunture negative? Risultato di casualità? No, oggi analizzando quello che accade in Italia la prima risposta appare di ben altra natura.Il ‘Rapporto Nord Est 2016’,  presentato dalla omonima Fondazione che ha sede a Mestre, parla chiaro e prende atto di un fallimento sostanziale di tutta la classe dirigente e non solo quella politica.

Il crollo di un sistema trova molte radici al proprio interno. Ma se nel Nord Est c’è chi comincia non solo a discutere, bensì a entrare nel merito di quello che appare come l’ostacolo maggiore allo sviluppo, dalla parte opposta, nel Nord Ovest, non solo non si parla del problema, anzi si cerca di negare l’evidenza, anche nei modi più stravaganti. Da Torino a Cuneo, da Biella a Novara e poi fino a Vercelli, senza dimenticare il Verbano Cusio Ossola,  enclave di confine, e la piccola Asti che orgogliosamente rifiuta molti dialoghi e integrazioni con il territorio da cui è nata, la provincia di Alessandria, salvo poi subìre il diventare ‘area vasta’ in diversi settori (sanità, sindacato, associazioni di categoria): in tutte le aree c’è chi non riesce a sviluppare visioni e progettualità. Quello piemontese è un laboratorio originale, ricco di individualità (imprese, professionisti, università e in qualche caso anche pubblici amministratori) straordinarie, ma che ha il respiro molto corto proprio a causa della cronica carenza di classe dirigente. In questo quadro c’è una terra dalle molte identità, storie, culture che non è stata capace di mettere a frutto le peculiarità e oggi, facendo i conti con una profonda carenza di classe dirigente, arretra di posizioni, perde occasioni, vive di presunta luce riflessa.  E’ la provincia di Alessandria che appare sempre più esemplare.

C ‘è un sindacato sempre più chiuso nella triste  certificazione delle crisi e delle chiusure, senza spinta propositiva e dalle enormi difficoltà di dialogo con i lavoratori. Il caso Bauli – Bistefani è un esempio quasi perfetto. In rete si trovano i filmati di un incontro imbarazzante fra un sindacalista della Cgil e un gruppo di lavoratori e sempre sui socialnetwork si trovano ‘post’ di dipendenti e rappresentati sindacali che certificano esplicitamente la distanza siderale fra l’autorefenzialità delle organizzazioni di rappresentanza e gli iscritti. Ma anche la pubblica amministrazione è in coma profondo. Quando c’è stata la cessione della storica Bistefani dal gruppo Viale alla Bauli non si è levata una sola voce, benché il destino fosse chiaro e anche dichiarato. Perché? La risposta, parziale, si può trovare nei ‘colori’ della politica e nella insipienza di chi ha non ha capito cosa stava avvenendo. E non che oggi non vada meglio. Nel balletto della contrapposizione fra i partiti, si assiste a scivolate, una dietro l’altra, di stile e di contenuti, mentre la parte confindustriale, una volta più solerte e puntuale in alcuni interventi, non va oltre al ruolo di notaio.

La crisi della classe dirigente è un problema trasversale e diffuso. Il capoluogo è un altro esempio di autorefenzialità, capace solo di prendersela se qualcuno fa notare una criticità. Anche una vicenda piccola, per entità e ricadute, appare paradigmatica. Per caso, perché è stato un caso, Alessandria godrà di ottantamila euro finanziati dal bando nazionale ComuneMente Giovane per il recupero dello Skate Park. Commenti felici, comprensibili per carità, sul web con l’assessore comunale Giorgio Abonante che richiama l’impegno dei colleghi di giunta Mauro Cattaneo e Vittoria Oneto che “lavorano da tempo a questo progetto. Hanno idee. Certo, avremmo bisogno di non vedere l’area costantemente vandalizzata… Non è semplice avere passaggi frequenti di vigili e forze dell’ordine. Ci proviamo”. Così i socialnetwork diventano i depositari di valutazioni e riflessioni che… fanno riflettere. Alcuni assessori lavorano da tempo a questo progetto. Ma se non ci fosse stato lo scorrimento (Alessandria era la prima delle escluse) della graduatoria cosa avrebbero continuato a fare? Ancora: si approva la liquidazione dell’Atm, viene dato mandato al gruppo Amag di affittare i rami di azienda (e i ‘paletti’ non mancano), ma il tutto avviene dopo anni di immobilismo e sgambetti fra politici che non vanno più d’accordo e quando evidentementre altre opzioni non sono più percorribili. E l’anno prossimo, guarda caso, si vota.

Mondo delle imprese e classe dirigente. L’Associazione commercianti della provincia di Alessandria ha eletto il nuovo presidente. Vittorio Ferrari rilascia una intervista e annuncia che “bisogna recuperare il centro storico” che deve essere “accessibile, fruibile, connesso, pulito”. Come dire, domani sorge il sole. Ok. Ma dopo? L’ultima idea, bella o brutta che sia stata, di città, l’ultimo intervento che ha provato a modificare qualcosa risale alle amministrazioni comunali della prima repubblica.

Non dimentichiamo, poi, che non passa giorno senza che qualche parte sociale invochi una cabina di regia, un tavolo tecnico, un centro di incontro. E intanto le stelle stanno a guardare.

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