(di Francesco Giannattasio)-
Siamo ancora in piena pandemia ma la riduzione costante dei contagiati e dei decessi ci consente di ben sperare per un futuro più sereno.
Purtroppo un’altra pandemia avanza, anche se meno virulenta , è la ripresa economica che mette in primo piano ,una condizione di estrema rilevanza sociale: il lavoro.
Nella nostra città , la ripresa dell’attività lavorativa si sta proponendo in modo traumatico per non dire tragico ; infatti due delle nostre , più illustre, industrie sono in perenne difficoltà con scioperi ed agitazioni.
La più importante, dal punto di vista occupazionale è l’ex Ilva, con circa 700 dipendenti a rischio , oltre all’indotto, gestita dalla multinazionale Franco- Indiana Arcelor Mittal . Sede di uno dei più importanti stabilimento per la laminazione a freddo per il quale è stato richiesto la riapertura della cassa integrazione.
Le rivendicazioni di questa società sono molto complesse. Da tempo sottoposte a difficili trattative con il governo . Il contenzioso va oltre l’occupazione ed investe la stessa produzione di acciaio nel nostro Paese.
La vertenza Pernigotti è più modesta, a livello nazionale, con mino impatto occupazionale ma con grande valore dal punto di vista storico. Questa industria rappresenta un marchio d’eccellenza, conosciuto nel mondo . Orgoglio e vanto, un vero biglietto da visita per la cittadinanza , da questo deriva l’ambizione di preservarne il marchio.
Le due vertenze, assieme a tante altre all’onor delle cronache, sono riconducibili alle regole d’impresa , in un concetto di profitto generalizzato a livello globale : acquisisco il marchio , si sposta l’azienda nel paese con il minor costo di produzione, o se ne assume il controllo per eliminare la concorrenza.
Nell’epoca della globalizzazione , la produzione comprime l’inasprimento del concetto lavoro, riducendone ulteriormente i costi , diretti ed indiretti.
In sintesi: importo mano d’opera , sgravi fiscale ed ambientali ed eventuali incentivi, devono contribuire ad un unico obbiettivo : aumentare l’utile d’impresa.
Le contrapposizioni viste in tale contesto , lascia poco spazio a trattative se non si conquista un principio universale che imponga la giusta retribuzione e severe normative in un contesti di salvaguardia ambientale e di maestranze .
Finché i danni collaterale arrecati sia all’ambiente che al genere umano saranno a carico di tutti ; fintanto che l’opinione pubblica non ne prenderà consapevolmente coscienza , il capitalismo speculativo la farà da padrone.
Per il marchio Pernigotti e relativa produzione in loco , non c ‘è nessuna speranza . Gli attuali proprietari trasferiranno l’impresa, dove è più conveniente e tutte le dimostrazioni sindacali, scioperi e solidarietà politiche , trovavo il tempo che trovano e non potranno impedire quello che è già in atto.
la cittadinanza si ritiene, a ragione, rappresentata storicamente dal marchio Pernigotti : lo considera un orgoglio collettivo . Avverte la sensazione di essere defraudata e poiché non si può opporre a quanto, avventatamente, non si è fatto prima, si potrebbe prendere in considerazione l’alternativa per la realizzazione di un’impresa analoga . Si può tentare di acquisire le parti dell immobile e continuare la produzione con un marchio rinnovato , che rappresenti l’anima ed il cuore della città .
L’azione può avvenire con un’iniziativa di sostegno economico cittadino guidata da un esperto di marketing.
Nell’orbita Acos, ad esempio, vi è abbondanza intelligenza creativa. Si dovrebbe promuovere ed incanalare capitali, raccolti su base volontaria, dando corpo a società ad azionariato diffuso. L’assetto dovrebbe consolidarsi con il 50% di proprietà pubblica ed il rimanente di proprietà, figurativa, alle maestranze. In tal modo si rivoluzionerebbe le condizioni di lavoro , non vi sarebbero dipendenti ma comproprietari con responsabilità e vantaggi che ciò comporta.
E’ un suggerimento. Mostriamo in modo tangibile la solidarietà, invece di mugugnare senza costrutto; sopratutto le maestranze diano seguito ed incoraggiano le autorità politiche . Queste siano portatrici di idee e di iniziative e non limitarsi a presenziare scioperi con la fascia tricolore che in pratica è : solamente sostegno di facciata e di solidarietà gratuita, fine ad un consenso elettorale.
Non limitiamoci all’assistenzialismo politico affinché corra lo stipendio. Smettiamola di piangerci addosso pretendendo che altri provvedano.
Qualche volta è necessario assumersi l’iniziativa e dare l’input verso iniziative coraggiose e anche spregiudicate.
Questo è comunque anche un modo per pungolare la politica verso nuove direzioni e farli ragionare su altri assetti sociali che diano risposte più appropriate al sistema lavoro.