(lettera di Arturo Parisi e Mario Segni – da “La Repubblica” 29 ottobre 2013)- CARO direttore, noi non sappiamo se nella gara contro il Porcellum a prevalere sarà il giudizio della Corte Costituzionale, da più parti auspicato come una necessaria «forzatura», oppure se prevarrà quella disperata del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Sono tuttavia mesi che la pronuncia del prossimo 3 dicembre viene evocata per indirizzare il confrontoe rallentare il passo sulla riforma. Mentre troppi ripetono che non si può tornare a votare col Porcellum, non per avvicinare la riforma ma per allontanare le elezioni. Ancora una volta la speranza è che sia la Corte a proteggere l’ equilibrio politico come, pur nel rispetto della coerenza formale, è sembrato acca dere talvolta in passato. Pur tralasciando la dura lezione, da noi stessi subita appena l’ anno scorso con la bocciatura del referendum contro il Porcellum, come potremmo dimenticare la bocciatura nel ’91, sotto la pressione di Craxi, di due dei quesiti presentati, e due anni dopo, nel mutato clima politico, gli stessi referendum ammessi quasi senza discutere? È per questo che, al Presidente Napolitano che li sferza perchè, prima del «nuovo limite estremo» del 3 dicembre, cancellino il Porcellum senza «lasciare il campo ad altra istituzione», i partiti non hanno ancora dato risposta. Mentre attendono come scontato un giudizio di incostituzionalità sul premio di maggioranza, essi sperano ora che, grazie alla maggiore complessità formale della questione, niente verrà detto e fatto sulla restituzione del diritto sottratto agli elettori per l’ elezione dei propri rappresentanti, quella che del Porcellumè la vera vergogna. Essi contano cioè di poter imputare la delusione delle attese dei cittadini alla pronuncia della Corte, per poter lavorare nei fatti per il ritorno al proporzionale, e fare poco o nulla contro il potere di nomina. E, nascosti dietro la Corte, poter dire alla fine che il Porcellum è stato cambiato: anche se troppo tardi e nel modo peggiore. Sarebbe una vergogna. Lo faccia dire a noi che, attraverso la difesa del maggioritario e l’affermazione del bipolarismo, ci battiamo da tempo per la democrazia governante, la democrazia che cerca la forza del governo nella scelta diretta dei cittadini. Ma mai abbiamo pensato che questo potesse essere pagato con quella privazione del diritto alla rappresentanza che già in questo momento priva di dignità il nostro Parlamento rendendolo indifeso perchè figlio di una legge indifendibile. Questa è l’attesa, questa la preoccupazione che in vista del giudizio sentiamo il dovere di far giungere pubblicamente attraverso il Suo giornale al Presidente della Corte Costituzionale, guidati non da delusioni passate ma dalla fiducia nelle istituzioni. gli autori sono stati promotori dei referendum elettorali.
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