Il pezzo che riportiamo da www.corriereal.info di lunedì 7 ottobre 2013, ha il pregio di richiamarci alla coscienza cosa vuol dire essere italiani, di ricordare, invece che solo i difetti, anche le enormi potenzialità di cui l’italietta ha dato prova nei millenni. Purtroppo l’attardata e impastoiata nostra ‘cultura’ incardinata sull’ottica della sinistra, sguazza nel più deleterio provincialismo, non sa far altro che gridare allo scandalo e mentre ha assistito compiaciuta all’eliminazione per via giudiziaria di ben due primi ministri negli ultimi trent’anni, non ha saputo far altro che stupirsi di volta in volta che gli italiani non decretassero un successo plebiscitario per la sinistra, cui fa capo l’unico partito non toccato (o toccato solo marginalmente) dalle indagini giudiziarie.
Mai nessuno che abbia riflettuto su un fatto semplicissimo, che quando si ama qualcuno, una donna, un uomo così come una nazione, i suoi difetti li accettiamo insieme con le qualità che hanno determinato il nostro sentimento. Anzi, una nazione è grande quando sa vedere, e comunicare, con simpatia i propri difetti. Pensiamo all’avarizia dei genovesi di cui Gilberto Govi ha saputo trarre memorabili scene di commedia; pensimo alle predilezione per il whisky che gli scossezzi hanno trasformato in un gloria nazionale. Pensiamo. E pensando cerchiamo di capire un po’ meglio cosa è l’Italia e cosa sono gli italiani, senza metterli sempre sul letto di Procuste.
Paolo Lazzari
Ma l’Italia non è un paese normale…per fortuna!
“Come succede nei paesi normali”, “come si fa nei paesi normali”, “se l’Italia fosse un paese normale…”.
Accade sempre più spesso di imbattersi in questi modi di dire che cadono ormai quotidianamente dalla penna di editorialisti e opinionisti di ogni tipo, benpensanti, blogger vari, polemisti assortiti e compagnia cantante. Potremmo definirli stereotipi, e lo sono, ma in verità denunciano un approccio mentale aristocratico e snobbistico tipico di ogni provincialismo culturale, che, invecchiando, trovo sempre più stucchevole.
In primis perché credo che non esistano ‘paesi normali’: ognuno di loro ha pregi e virtù ma anche nefandezze e brutture che, se ci si pone in un’ottica minimamente storicistica, alla fine finiscono per bilanciarsi.
In secondo luogo perché credo che l’Italia non sia davvero un paese normale, non può esserlo, non lo è per niente, per nostra grande e straordinaria fortuna. Quale altro paese può contare su una storia che lo ha visto prima realizzare un impero che per secoli è stato indiscusso faro di civiltà, poi assurgere a capitale mondiale del cristianesimo e infine, nel Rinascimento, porsi di nuovo come esempio e guida all’intera civiltà occidentale, tesaurizzando nel frattempo un patrimonio artistico – culturale che da solo rappresenta il 70% di quello mondiale?
No, l’Italia non è un paese normale. E’ un paese di cui dobbiamo essere orgogliosi e che, nonostante tutte le odierne difficoltà, rimane pur sempre ai primi posti nella classifica mondiale delle nazioni industrializzate. Siamo ‘diversi’? Sì, certo, siamo diversi. ma non ci viene detto tutti i giorni che la diversità, almeno quella degli altri, è un valore? Ebbene se è un valore chi ha più diritto di vantarsene se non l’Italia che in realtà è (ecco la vera cifra della nostra diversità) un enorme territorio di – con una parola che non mi piace ma che uso con un po’ di pigrizia intellettuale mutuandola da intelettuali e sociologhi – ‘meticciato’, di uno di quei luogi cioè in cui diverse civiltà vengono a contatto, si sovrappongono, comunicano, si fondono creando continuamente nuovi stimoli culturali. Di quei luoghi insomma in cui, i semi del futuro trovano l’humus adatto per crescere e competere.
Certo abbiamo dei difetti, oh se li abbiamo! E gravi! ma il più grave di tutti è sicuramente quello di essere i primi nemici di noi stessi, quello che ci rende incapaci di condividere l’orgoglio di essere Nazione. Dalla pagine dei nostri giornali i giudizi sprezzanti, le critiche feroci, le denunce brucianti, i reportage scandalizzati ma spesso superficiali o, peggio ancora di parte, si diffondono ovviamente in tutto il mondo. Ed ecco allora che il cerchio si chiude perché i titoli scandalizzati della grande stampa internazionale vengono riproposti dall’informazione domestica, col sottinteso ma compiaciuto commento ‘Visto? Noi ve l’avevamo detto’.
Nelle mie ‘code di memoria’ è rimasto in evidenza il titolo di un importante giornale online, che recitava: Il premier è un cretino. Lo considero, chiunque fosse il capo del governo in questione, un punto di non ritorno, il superamento del confine tra civiltà e barbarie, l’ingresso in un territorio in cui, come dicevano i romani, abitano soltanto i leoni.
Per chiudere allora questa difesa fuori moda del nostro essere italiani mi piace citare un post che ho trovato sul web.
“L’Italia occupa lo 0,2 delle terre del mondo. Un paese così ‘piccolo’ ha prodotto più del 70% delle opere d’arte della storia dell’umanità (censite dall’Unesco). Un simile paese non può, non deve, essere governato dai banchieri!”
F.B. (ripreso dal sito www.italianiliberi.it).
Credo anch’io, e credo anche che questa nostra tesaurizzazione meriti rispetto per la sua magnificenza, magari anche (e chi vuole sorridere sorrida pure) trovandole un posto nei cespiti del patrimonio dello Stato.
Lascia un commento