(di Mirko Orsi-Arcipelago)-
Personalmente credo anche io che il concetto di “rappresentanza” cosi come lo abbiamo conosciuto fino ad oggi non sia piu’ attuale e non piu’ “funzionale” al periodo storico che stiamo vivendo. Quando i principali protagonisti dell’Antifascismo idearono ed elaborarono materialmente la nostra Carta Costituzionale inserendo lo strumento della “delega rappresentativa”, l’impianto socio-culturale del Paese era completamente diverso rispetto all’attuale. Nell’immediato dopoguerra fortissimo era ancora il tasso di semi-analfabetismo, una larghissima fetta della popolazione viveva ancora nei piccoli centri rurali molto spesso privi di infrastrutture che potessero collegare con i centri urbani medio-grandi; la rete ferroviaria era in pratica da ricostruire a causa dei bombardamenti aerei prima alleati e poi tedeschi. Malattie come morbillo e varicella in molti casi erano ancora mortali e pochi potevano accedere alle cure (ancorche’ cure risolutive ve ne fossero). Gli unici mezzi di informazione erano la radio e i giornali ma soprattutto quest’ultimi erano accessibili per i motivi delineati all’inizio solo ad una ristretta cerchia istruita; l’automobile era ancora considerato un bene di lusso e quindi una cosa per pochi. Fu quindi logico e di immediata comprensione il fatto che, essendo questo il quadro socio-culturale dell’Italia, nell’organo decisionale per eccellenza (il parlamento), siedessero personalita’ con uno status come Avvocati,medici,professori,funzionari di azienda,funzionari dello stato, insomma persone in grado di leggere scrivere e far di conto. La classe piu’ povera e disagiata come contadini e operai non fu rappresentata se non in minima parte dal Partito Comunista e dal Partito Socialista che videro all’interno dei propri gruppi parlamentari sedere individui provenienti dal mondo piu’ disagiato. Ecco quindi che si rendeva necessaria la “giustificazione” dell’uso della “rappresentanza delegata”, cioe’ portare nell’arena legislativa gli interessi di tutti ma mediati dal parlamentare “colto ed istruito”. Dal 1948 in poi il resto è noto…negli anni ’50 e primi dei ’60 l’Italia conobbe uno sviluppo industriale e culturale fino ad allora sconosciuto; le condizioni di vita della stragrande maggioranza delle masse miglioro’ a livelli esponenziali, nuove scoperte scientifiche applicate alla medicina permisero di debellare malattie ritenute mortali fino a qualche anno prima…venne ricostruita la rete dei trasporti, la rete fogniaria (con un conseguente miglioramento delle condizioni igienico-sanitarie)..l’automobile divenne mezzo di consumo di massa…il tasso di scolarizzazione mise il turbo e gia’ alla fine degli anni 60 piu’ del 90% della popolazione sa leggere e scrivere…. le innovazioni tecnologiche nascono a ritmi sempre piu’ serrati e investono tutti i campi dell’attivita’ umana e grazie al sistema di istruzione pubblica aumentao i tassi di diplomati e laureati
Ma accanto a tutto cio’ avviene un processo che chi è dotato di una pur minima onesta’ intelettuale è costretto a riconoscere; la funzione di socializzazione politica svolta dai partiti politici di massa nei confronti dei cittadini, funzione che si palesava nell’inculcare una cultura politico-amministrativa a milioni di persone. Cultura certo di parte ma che comunque grazie alla quale molte persone provenienti dai ceti meno abbienti furono in gradi di accedere a importanti cariche amministrative.
Arriviamo ai giorni nostri con Internet,social Network, libri digitali, Smartphone e tutta una serie di innovazioni inimmaginabili e impensabili fino a 15 anni fa; molti laureati e diplomati e insomma una moltitudine di individui molto informati su cosa avviene intorno a loro nel mondo. Quindi condivido anche io il fatto che il concetto di rappresentanza “delegata” cosi come la intendevano i nostri Padri Costituenti non ha piu’motivo di essere, ha perso completamente il suo significato proprio perche’ non vi sono piu’ quelle condizioni strutturali (analfabetismo e poverta’) che ne giustificassero l’esistenza; sono convinto che il cittadino non puo’ piu’ essere soltanto interpellato al momento del voto e poi riposta la tessera elettorale nel cassetto per altri 5 anni non viene piu’ chiamato in causa nel processo decisionale. E’ venuto il momento che si creino degli strumenti e dei momenti istituzionalizzati di partecipazione e coinvolgimento dei cittadini. Premesso questo c’e’ un pero’….. nonostante si abbia raggiunto nel nostro Paese una “batteria da fuoco” informativa di dimensioni enormi, le statistiche ci dicono che i tassi di disinteresse verso la Politica, che si concretizza con l’astensionismo elettorale, salgono in maniera esponenziale da 20 anni a questa parte… sempre di piu’ larghe sacche di societa’ non si informano e non ne vogliono sapere di cosa succede nella gestione della cosa pubblica……ma come possibile?,,non siamo tutti piu’ preparati e piu’ “istruiti”?????
Credo che una risposta istintiva sarebbe di attribuire il motivo di tale disaffezione al “sistema politico” attuale, sono i partiti con i loro scandali, con la corruzione,con le prassi di cooptazione moralmente discutibili i responsabili in primis di tale deterioramento del rapporto di fiducia tra cittadini e Stato…ma secondo me i motivi di tale disimpegno verso la “res pubblica” sono altri e molto piu’ subdoli e profondi e quindi di conseguenza piu’ pericolosi.
Queste motivazioni prendono la forma di un “vizio” di un “virus” che ogni tanto storicamente, e in modo trasverale a tutti i ceti sociali , si inserisce nella mente degli italiani; è quel virus che ha contribuito a permettere le “Marcie su Roma”…ad accettare “i provvedimenti sulla razza”…o piu’ tardi e senza fare comparazioni ad eleggere per 20 anni o poco piu’ un venditore di sogni, un genio del marketing; questo vizio io lo chiamo concetto della “delega distorta”…….”IO TI DO IL VOTO SE POI TU MI GARANTISCI L’IMPUNITA’ SE EVADO LE TASSE, SE MI CONDONI LA MIA COSTRUZIONE DELLA CASETTA IN RIVA ALLA SPIAGGIA, IO TI VOTO SE MI DEPENALIZZI IL FALSO IN BILANCIO, ..ecco se mi garantisci cio’ io ti voto anche se poi fai eleggere personaggi che intrattengono rapporti che definire “imbarazzanti” è riduttivo con Camorra e Mafia; tanto a me del bene collettivo non me ne puo interessare proprio, il concetto di politica intesa come “arte per garantire il bene comune” non fa parte del mio DNA….” . Ecco questo virus del “particulare”, del pensare solo a se stessi e al massimo della propria famiglia (ma forse neanche tanto a quella)…è un vizio, una forma mentale radicata in tante fette della nostra popolazione. Per concludere il pensiero che voglio portare a dibattito è che possiamo avere tutte le galassie e lo cyber spazio disponibile, possiamo avere strumenti che ci permettono di far viaggiare le informazioni a livello super sonico, ma se non cambiamo la mentalita’ e la cultura di molti , se non si fa un lavoro antropologico dirompente, tutti i discorsi sulla responsabilizzazione dei cittadini ad occuparsi o per lo meno ad informarsi della “cosa pubblica” rischiano di diventare puri discorsi accademici; questa operazione culturale va fatta da quelle agenzie di socializzazione primaria che sono la famiglia e la scuola (pubblica), con un ruolo preminente e imprescindibile di quest’ultima.
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