(di Carlo Viscardi)-
L’esperienza del Governo Monti non può che essere giudicata nel complesso non positiva.
La riflessione scaturita, crediamo da questa esperienza di governo che ha prodotto l’ Agenda Monti, merita una attenta “riflessione”.
Accettiamo di buon grado questa sollecitazione in quanto da tempo il percorso di Arcipelago è connotato da molti dei punti dell’Agenda.
La stessa affermazione che accompagna il nostro sito “ per cambiare la politica nel nostro paese” lo comprova.
A grandi titoli i tre nodi del nostro tempo da noi individuati sono:
- L’Europa: Più Europa, ma quale Europa? L’Europa dei Popoli o dei Governi ?
- La Democrazia: la dicotomia tra cittadino e potere. Quale Democrazia in questo Paese?
- Lo Stato : Quale Stato per il nostro paese. Quale Federalismo?
(Da Lettera di Intenti di Arcipleago dell’Ottobre 2012)
ITALIA, EUROPA
Come persone provenienti da una cultura “liberale” ed “europeista” riteniamo L’incipit dell’”Agenda”rispetto alla necessità di “integrazione del l’Europa” poco chiaro.
Vero è che la crisi ha accelerato la volontà di costruire un’Europa; ma molto più vero è che la “globalizzazione” impone e ancora più, in futuro, imporrà gli Stati Uniti d’Europa. Un’Europa dei Cittadini e non dei Governi come la visione degli uomini di Ventotene ci lasciò.
Vero è che l’Europa dei “governi” ha costruito un’Europa della moneta unica ma è sotto gli occhi di tutti quanti problemi questa moneta legata agli interessi delle oligarchie che governano i paesi e non dei cittadini ha prodotto.
La battaglia quindi da fare in Europa è una battaglia in primo luogo sulla rappresentanza, sulla democrazia.
La fase che ci deve vedere impegnati per i prossimi anni deve essere INDISCUTIBILMENTE di tipo “costituzionale” sia in Italia che in Europa.
Questo è quello che l’Italia deve chiedere ai cittadini d’Europa… l’Europa bisogna “farla non lasciarla” !
Riteniamo superfluo sostenere che “ le politiche economiche di ciascun stato membro dell’unione sono una questione di interesse comune dell’unione europea..”
Così come è semplicemente ovvio e rischia la banalità affermare che: Il destino di ogni paese non si decide più nei suoi confini ma è strettamente intrecciato a quello del sistema di relazioni globali in cui è inserito.
In questo nostro villaggio globale è evidente che i competitors sono i paesi del Brics , i paesi emergenti ..( che sono già emersi !!)
E’ evidente che un” modello di sviluppo” che ha condotto sin qui il vecchio mondo non è più praticabile ; che è indispensabile “ricercare “ un nuovo rinascimento” che investirà tutta la nostra vita nei prossimi decenni.
Concordiamo pertanto, pienamente, sul fatto che l’economia verde ( intesa come approccio all’ambiente completamente diverso dal passato..) ha un grandissimo potenziale; che è una parte integrante dell’economia.
Così come è evidente che i problemi della fiscalità ( riformare il sistema tributario) non sono risolvibili in un solo paese e debbono essere affrontati omogenizzando regole e comportamenti in tutta Europa.
Pertanto ci sembra alquanto ipocrita parlare di riduzione del prelievo fiscale complessivo, di misurazione della ricchezza oggettiva e tali da non causare fughe di capitali quando si è dovuto assistere in questi ultimi anni a prese di posizione nei confronti dei paradisi fiscali provenienti ( udite..udite ) dagli Stati Uniti in primis oppure alla assenza di accordi con la Svizzera per la tassazione degli interessi sui depositi di italiani in quel paese!
Il rigore delle stesse regole di disciplina delle finanze pubbliche deve subire lo stesso destino.
Da questa crisi di sistema se ne esce tutti insieme (tutti i paesi d’Europa ) o non se ne esce; ad ognuno la sua parte.
LA STRADA PER LA CRESCITA
Per quanto riguarda Il debito pubblico, se lo si conosce lo si combatte.
Finanze pubbliche sane significa introdurre subito ( il tempo è ormai scaduto !), in tutto il comparto pubblico, una “contabilità liberale” che introduca parametri come efficienza, rendimento, qualità , efficacia…( vedi Il Sacco del Nord di Luca Ricolfi).
Il pareggio di bilancio strutturale (costituzionalmente definito), la riduzione dello “stock del debito pubblico a ritmo sostenuto , lavalorizzazione/dismissione del patrimonio pubblico li si realizza per volontà degli uomini che hanno precise responsabilità ; per questa ragione riteniamo che chi assumerà il governo del paese, ma non solo, il governo della cosa pubblica a tutti i livelli, dovra’ introdurre/ adottare il sistema di SPOIL SISTEM di tutti gli “apicali”; realizzando cosi il principio della “responsabilità certa” che questo paese fatica a riconoscere come elemento strutturale da introdurre nella propria mentalità.
Non è pensabile una spending review che contempli il principio dei diritti acquisiti a tutti i livelli. E’ quasi una contraddizione in termini!
A riguardo riteniamo sia giunto il momento di riscrivere tutte le regole del nostro stare insieme. E’ giunto il momento di adottare un approccio sistematico e continuativo consapevoli, come abbiamo affermato, che il tempo è scaduto!
Le liberalizzazioni stanno in questo scenario
Noi pensiamo che il capitalismo in particolare in questo paese sia più un capitalismo di relazione che di concorrenza; che sta scivolando su una china che le mafie concorrono a creare.
E’ d’obbligo quindi ripensare ad una apertura dei mercati dei beni e dei servizi e rimuovere vincoli e blocchi che spesso non provengono dal secolo scorso ma addirittura dall’800. ( vedasi l’istituto notarile..)
E’ vero : solo mettendo al centro della politica economica la concorrenza significa lavorare per una economia più efficiente e innovativa, che migliora la qualità della vita e le possibilità di scelta dei cittadini-consumatori.
La vocazione industriale dell’Italia
Se è vera l’Indiscutibile vocazione industriale dell’Italia è altrettanto vero che questa non la si aiuta SOLO con un miglior accesso al credito ( sicuramente da realizzare contrastando interessi bancari spesso non limpidi ) o con Fondi per la ristrutturazione industriale per una crescita dimensionale delle nostre imprese ma PRINCIPALMENTE puntando alla/sulla ricerca e innovazione dei processi e dei prodotti.
Riaprire il Paese agli investimenti esteri è vitale per una visione dell’economia
di stampo liberale ma ciò si ottiene soltanto rendendo moderno TUTTO il
SISTEMA PAESE a cominciare dalla Riforma della Giustizia Civile.
Non è affatto “fuori del mondo” ipotizzare l’introduzione di elementi di
privatizzazione della giustizia civile sull’esempio dell’istituto
dell’”Arbitrato”unitamente ad una netta separazione delle carriere giudicante e
inquirente sotto il controllo del CSM
La credibilità del nostro paese, come abbiamo già accennato, passa attraverso questo. Gli italiani dovranno quindi essere credibili per essere in grado di porre le questioni ai cittadini europei.
Prendere sul serio l’istruzione, la formazione professionale e la ricerca
Significa a nostro avviso invertire la rotta di 180 gradi SUBITO !
Abbiamo assistito, da troppi anni a Riforme che non si ponevano come obiettivo il “prodotto finale“, “il giovane cittadino” ma, con diverse caratteristiche, sottostavano sempre a logiche corporative e/o settoriali “devastando” dal punto di vista civico e formativo intere generazioni in questo paese.
L’approccio per noi corretto quindi è quello che punta ad obbiettivi di crescita del “giovane cittadino” ma non solo; di un cittadino che non potrà più esimersi da una sua “formazione permanente” .Una Istruzione d’eccellenza, una formazione professionale permanente e una ricerca di alto livello sono i cardini sui quali puntare per far ripartire il nostro paese.
Solo investendo sul capitale umano si potrà vincere la competizione di Paesi con costi di mano d’opera inferiori.
Abbiamo accolto volentieri l’invito a commentare l’Agenda e ne apprezziamo molti punti che da tempo , come abbiamo già accennato, sono patrimonio del nostro dibattito interno.
Resta tuttavia il punto più importante, più qualificante per un intervento di grande cambiamento per questo paese: la “chiave di volta” di un sistema che va cambiato radicalmente : la rappresentanza , la Democrazia.
Più di sessant’anni sono trascorsi ed il mondo è profondamente cambiato. La questione che si deve affrontare è quella della Rappresentanza; di quale forma di Democrazia intendiamo realizzare. E’ un processo che richiede il contributo di tutti; si, di tutti i cittadini di questo paese.
Perché solo con il contributo dei cittadini , con il loro consenso, sarà possibile realizzare il cambiamento radicale di cui il paese ha assoluta necessità.
Il sistema rappresentativo che ha costruito la nostra Repubblica è entrato
irrimediabilmente in crisi.
E questo non solo per la endemica corruzione ma per una conclamata
incapacità dei politici, dal dopoguerra a oggi, di approntare gli strumenti adatti
a dare risposte a una società in forte trasformazione, che si trova nel mezzo di
una ‘rivoluzione digitale’ utilizzata anche dalla politica che tuttavia sembra non
capire la sostanza del problema.
La velocità è la caratteristica fondante di questi processi; e ha conseguenze
importantissime sulla politica ma non nasce dalla politica che anzi si rifiuta di
pensare a nuove forme, nuovi modelli di partecipazione alla vita pubblica.
Sempre più le persone si costruiscono le loro “opinioni” attraverso un
panorama informativo di cui la rete rappresenta ormai il punto di forza con
effetti dirompenti nella vita sociale e pubblica. L’enorme messe di dati, di
notizie e di interventi che i cittadini hanno oggi a disposizione favorisce un più
informato accostamento alla politica, sia dal punto di vista della
documentazione che da quello della formazione di un giudizio criticamente
fondato. E’ evidente infatti dalle ultime manifestazioni una strettissima
correlazione tra informazione e richiesta di partecipazione. Le nuove
tecnologie consentono ai cittadini di avere rapporti molto più attivi rispetto alla
realtà di un tempo. E questi potentissimi strumenti ci mettono in condizione di
muovere le idee oltre che di vivere la nostra vita in un mondo immateriale.
Non dimentichiamo tuttavia che questi nuovi strumenti, per potenziare le loro
enormi potenzialità, richiedono interventi (per ora del tutto assenti) destinati a
migliorare la cultura informatica degli utenti affinché non prevalgano le opinioni
più facili, che spessissimo non sono quelle veramente efficaci. Noi siamo
cresciuti con l’alfabeto; oggi è indispensabile affrontare una moderna
alfabetizzazione che nello specifico ci interessa dal punto di della
partecipazione.
Una delle ragioni per cui il modello attuale è in crisi è perché ci “offre” soltanto
una delega fino alle elezioni successive (se non ci piaci non ti
riconfermiamo…) senza permetterci di intervenire nei processi decisionali.
Ecco che allora le nuove tecnologie ci possono consentire attraverso la
disponibilità delle informazioni, un controllo dell’operato dei nostri
rappresentanti, pressoché costante. Quella cui pensiamo è quindi una
assemblea permanente virtuale che ci permetterebbe di partecipare in
maniera più attiva alla vita politica. Ed esempi a riguardo cominciano ad
apparire anche in Europa. Sono un punto di non ritorno nell’evoluzione della
partecipazione dei cittadini a patto che si possieda la cultura necessaria per
poterla governare. La famosa “saggezza delle folle” tnon si attiva sempre nei
modi sperati. In presenza di domande precise le risposte sono efficaci ma in
presenza di domande complesse l’interrelazione è fondamentale. Non basta
infatti aprire un canale di partecipazione; serve progettarlo affinché funzioni e
coniughi questi due fattori: relazione e tecnologie. E non sarà necessario
attendere il risultato elettorale del prossimo febbraio per sapere quale sarà il
soggetto che realizzerà questa transizione epocale: i cittadini!
Questo è per noi l’approccio corretto che consentirà una inclusione sociale determinante per il futuro del nostro paese.
Caro Professore certamente lo scenario dentro al quale Lei si sta muovendo rischia di riprendere i vecchi riti della politica d’un tempo che fu e non costruire le posizioni politiche di un mondo moderno diviso tra RIFORMATORI E
CONSERVATORI.
Attenzione ! I compagni di strada, provenienti dalla politica come dalla società civile, qualificheranno tutta …la sua agenda, il suo percorso!
Per queste ragioni la “formazione nuova” di cui andiamo vagheggiando da anni
ormai DEVE assolutamente lavorare per trasformare questa fase in una fase
“costituzionale”nazionale e Europea.
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