La democrazia è in crisi, I cittadini sentono di dover contare… e non più essere contati, sentono l’esigenza di una Forte e Grande Operazione Verità. A cominciare dalle ragioni profonde, storiche che hanno prodotto nel nostro paese una grandissima incultura politica.
Una Grande Operazione Verità che solo chi non ha paura dell’impopolarità può permettersi di fare. E chi, se non i cittadini che si assumono questo onere in prima persona, può sfidare l’impopolarità?
Cittadini che solo in misura minima (gli ultimi studi parlano di un 3% della popolazione che si “interessa di politica” ; ..cresce l’astensione e calano le iscrizioni ai partiti..) seguono le vicende della attualità politica.
Ebook in pdf “La Democrazia che vogliamo”
In un’epoca di velocità digitale e di insofferenza per il profondo assistiamo ad una pericolosissima evoluzione dell’idea e della pratica della democrazia. La deriva plebiscitaria (non già semplicisticamente quella che è stata individuata come la “deriva populista” iniziata con il berlusconismo) sta dando nuova forma al sistema democratico. Il Plebiscito dell’ ”audience”, del “leader carismatico” prevede che esso si rivolga direttamente al popolo.
Il “leader carismatico”, by-passando il rapporto con le istituzioni e con l’elezione rappresentativa, gestita non dai partiti ma dai tecnici dell’audience, vede coloro che sanno smontare la complessità dell’elettorato con i numeri e i sondaggi e capire che cosa vuole il popolo e come istigarlo a volere.
Quindi.. Una Democrazia che si regge non su concetti realmente esistenti ma su finzioni.. una democrazia “immediata”, “veloce”, “semplice”..”
Il pericolo di una deriva populista è superato da una forma plebiscitaria di democrazia, ovviamente più pericolosa in quanto più “subdola”; che si concretizza ad opera del leader di turno nella costruzione di un partito suo, che “attinge” al pubblico largo.
Tutto questo accade, come già accennato, sotto la pressante richiesta di velocizzazione delle decisioni imposta dai mercati, con una depoliticizzazione della democrazia che vede prevalere la “conoscenza” dei governi dei tecnici e rifiutare “lacci e lacciuoli” delle deliberazioni collettive. E’ una tendenza che separa di fatto i “pochi” che fanno politica dai “molti” che osservano ed esalta questa passività e la visibilità del leader.
Questo è il senso vero del Referendum, questo è il senso del combinato disposto “ Referendum e Legge elettorale.
Affermare come ha fatto Luciano Violante nelle sue slide che “condizione di una disciplina democratica”…”la disciplina e la stabilità data dalla coscienza politica affidata all’azione dei partiti …” confessa una illiberale cultura che viene da lontano e che ha impregnato tutta la cultura del ‘900.
Affermare poi che oggi servono delle regole per la stabilità e che “ non possiamo attendere che i partiti riacquistino credibilità…” significa confessare ( fondo corriere della sera ) una cultura che assegna ancora una volta ai partiti nati in un mondo che non c’è più la rappresentanza dei cittadini che sono completamente cambiati in un mondo globalizzato e tecnologicamente paragonabile solo alla scoperta della ruota.
Si parla del sistema politico del dopoguerra come il Sistema della NON DECISIONE .
Ciò significa confermare che i costituenti hanno ricercato correttamente una forma costituzionale tendente alla condivisione larga delle decisioni ( sfociata poi nel più deleterio consociativismo!) derivante da una situazione storicamente precisa (uscita da un conflitto non solo bellico ma anche culturale ..).
Imputare quindi la responsabilità della crisi della democrazia, al bicameralismo … al primato del partito… o (peggio ) al primato della rappresentanza parlamentare con la crisi del sistema politico … al primato dell’interesse nazionale …correttivo alle debolezze del sistema politico costituzionale..!” parlando di Democrazia Decidente ( ! ) significa non comprendere che la causa del conflitto tra società e politica è da ricercarsi nella non credibilità dei Partiti ed è impensabile ma soprattutto intellettualmente disonesto affermare che La Stabilità è data dalla forza dei Partiti e non dalle regole ..in attesa sempre che i partiti riacquistino credibilità…
E tutto questo significa esplicitare una cultura politica che prepara ad una svolta oligarchica dei Gattopardi di questo Paese.
Le ragioni del No quindi non possono accettare il piano del confronto che il “renzismo” ci propina : “entrare nel merito della riforma”.
E’ indispensabile affrontare una cultura politica che in questi due anni è stata “manna per il peggior populismo” e tende oggettivamente a trasformare in modo plebiscitario la democrazia.
E’ quindi una grande operazione verità che occorre lanciare in questo paese; una grande operazione per costruire una Alternativa Democratica rispondendo a due semplici domande: QUALE SOCIETA’ VOGLIAMO? QUALE DEMOCRAZIA VOGLIAMO?
Non si può accettare infatti il parametro della governabilità come un tabù irrinunciabile senza curarsi di rispondere, di fronte ad un mondo che è completamente cambiato e sempre più cambierà, di quale Democrazia ha bisogno la nostra Comunità; senza rispondere ad una domanda banale ma basilare in ogni Democrazia: CHI RAPPRESENTA CHI?
La rappresentanza oggi garantisce al cittadino un voto, dopo di che il nulla sul piano del controllo e della costruzione delle decisioni.
La rappresentanza di cui “parlano i cittadini” è invece quella che garantisce la partecipazione alla riscrittura, ormai indifferibile, delle regole del nostro vivere insieme, della forma dello Stato.
È necessaria quindi una iniziativa di tipo culturale prima ancora che politica in senso stretto, che affronti l’Operazione Verità di cui sopra.
Questo è il compito di una elite intellettuale, avente come mission quella di “lanciare” una nuova fase costituente, o se vogliamo, un nuovo Rinascimento basato sui Principi e sui Valori dell’uguaglianza e della responsabilità.
È vero che i grandi cambiamenti avvengono su impulsi di elite, ma sono destinati al fallimento o al non compimento se le “persone tutte” non se ne impossessano.
Questo significa che prima della decisione ultima (il voto) le persone debbono decidere della loro volontà di impossessarsi dei processi decisionali che influenzeranno la loro vita, che decideranno del bene comune.
L’iscrizione, al raggiungimento della maggiore età, alle liste elettorali non può più essere sufficiente ad esprimere “Democrazia” e un governo del popolo, in una società profondamente mutata e complessa non può essere affidato solo, e totalmente, a “questi ottocenteschi” corpi intermedi ormai superati dalla storia.
Per questo è indispensabile individuare strumenti che consentano alle persone di partecipare alla formazione delle decisioni in modo più diretto.
Concretamente quindi solo l’iscrizione ad un Pubblico Registro degli Elettori su richiesta dei cittadini che intendono partecipare di volta in volta, esprimendo precisa delega, alla formazione della “governance” di questa nostra Comunità potrà garantire il passaggio alla Democrazia del terzo millennio.
La Dichiarazione Pubblica di Volontà delle persone è quindi l’atto primo della formazione della decisione; è l’atto che sancisce l’esercizio del diritto di voto in modo consapevole.
Affrontare quindi le questioni che segnano questa crisi epocale da parte di persone consapevoli e coscienti può fare la differenza tra soluzioni condivise e soluzioni imposte.
Riprendere e cambiare quindi l’art. 49 della Costituzione finalizzato, in “quell’’epoca storica”, alla costruzione dei corpi intermedi che si chiamano “partiti” oggi totalmente inadeguati ad assolvere al compito per il quale erano stati costituiti; e respingendo altresì contemporaneamente il processo di de-intermediarizzazione in atto.
Se questo Paese deve essere riscritto, se questa Europa deve essere costruita ciò può avvenire soltanto se tutti, in prima persona, si dedicheranno a questa riscrittura e a questa costruzione.
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