Interessante e arguto contributo dell’amico Gianluca Veronesi ad un’analisi del “costume” di una società che si evolve ma che va degradando probabilmente anche nei suoi valori che condividiamo e che volentieri pubblichiamo.
I veri ricchi sono pochi e sempre gli stessi, posseggono tutto e in più copie. Cosa vendergli che non abbiano già?
È perciò nato un nuovo lusso: il silenzio. Ormai la merce più rara in circolazione.
È certamente facile per un milionario uscire dallo strepito della folla. Il mondo è ancora ricco di luoghi appartati, difficilmente raggiungibili.
Con due complicazioni: che la gente vuol vivere nella natura vergine e incontaminata ma con tutte le comodità che la società consumistica ha inventato e, secondo aspetto, che il prezzo da pagare è quello dell’isolamento che, alla lunga, annoia.
Allora succede che il nuovo business, nelle metropoli, sono le ditte specializzate in isolamento acustico. Si costruiscono controsoffitti e contropavimenti, si impacchetta ogni tubo, si fodera ogni parete e si tappa ogni buco. Il tutto a costi rilevantissimi.
Naturalmente fanno benissimo: l’Organizzazione mondiale della sanità ha cominciato a monitorare le conseguenze dell’inquinamento acustico, scoprendo dati preoccupanti.
Il vero danno è prodotto non dal suono acuto ma singolo bensì dal brusio permanente in sottofondo. Non tanto l’assordamento episodico dell’orecchio quanto il logoramento continuo dei nervi.
Così in ogni condominio, ufficio open space, mezzo pubblico è tutto un fiorire di litigi; ciascuno avverte il baccano altrui ma non si rende conto del proprio. Come dei minorati, pensiamo di risolvere il problema superando il volume degli altri e aumentando i nostri decibel.
Cominciano a sorgere spazi protetti; sulla Frecciarossa una ventina di poltrone su mille sono riservate a chi vuole i cellulari spenti. Una apartheid simile ai fumatori, peccato che lì vengano isolati gli avvelenatori, qui i bene educati.
Se ci sono luoghi riservati alla quiete, all’opposto ci sono fruizioni esclusive del chiasso.
È Il caso dei giovani che riescono a “privatizzare” il frastuono attraverso le loro cuffiettte; se fosse per loro il mondo sarebbe silenziosissimo. Un mondo percorso da automi estranei a quanto li circonda e avulsi da ogni contesto collettivo.
Assistiamo a una nuova gerarchia dei sensi: all’inizio dei tempi era il trionfo del tatto; conoscevamo l’universo attraverso le mani ( i bambini lo fanno ancora) ma oggi l’organo è quasi atrofizzato a forza ( si fa per dire) di schiacciare pulsanti.
Ormai sembra esista solo il gusto e lavori solo il palato, impegnato com’è a valutare audaci abbinamenti di sapori e ad apprezzare misteriosi retrogusti.
L’udito non cessa mai di lavorare ed è destinato a sordità certa e precoce. Una menomazione dovuta non a un permanente aggiornamento delle nostre conoscenze, a un presidiare costante del nostro presente ma a un futile e improduttivo vaniloquio.
Un incessante pettegolezzo, uno straparlare vanaglorioso ed esibizionista, completamente privo di contenuto, novità e senso compiuto.
Ma taci una buona volta! Taci soprattutto al telefono, con gli amici, con tutti. È l’unico modo per non essere inquisito. GL
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