Arcipelago-
TIME’S UP
Il tempo è scaduto
Il sovranismo, nelle condizioni geopolitiche attuali, produce per logica necessità la subordinazione quando non sottomissione a questo o quell’impero.
Un reale forma di sovranità nazionale potrà essere difesa dai nostri Paesi soltanto in quanto essi facciano parte di una reale Unione Europea..
La nostra proposta
La Tua attenzione
Grazie
Arcipelago
Stiamo assistendo al fallimento conclamato del mito fondante di tutte le ideologie del ‘900: l’idea che esista una possibilità di progresso illimitato e positivo per l’umanità che avrebbe permesso di risolvere tutti i problemi della nostra civiltà.
Entra in crisi l’apparato ideologico e valoriale del secolo scorso.
La transizione fra un’era e un’altra che stiamo vivendo ci presenta una realtà non interpretabile usando i vecchi paradigmi con la crisi del modello della democrazia parlamentare e la dissoluzione del sistema liberal democratico.
In questa fase o siamo in grado di sostenere sul piano culturale, strategico, programmatico ed organizzativo lo scontro in atto anche sul piano di un nuovo modello rappresentativo, o saremo spazzati via.
La crisi della democrazia rappresentativa che non ottiene più l’adesione delle masse perché non è riuscita a garantire ciò che prometteva;
Eguaglianza, libera iniziativa, crescita, lavoro, solidarietà, socialità, famiglia nazione, appaiono infatti concetti non più in grado di offrire adeguate soluzioni.
Le analisi ed i tentativi di “aggregazione” che oggi vengono proposti muovono solo da esigenze tattiche, tentativi di “sopravvivenza tattica”.
Parlare quindi di realpolitik o di teorie “machiavelliane” nel tentativo di contrastare la deriva sovranista e populista in Europa significa semplicemente far quadrato con un indifendibile establishment europeo non più in grado di governare i grandi problemi del terzo millennio.
Sono cambiati gli equilibri internazionali, politici, economici, democratici e culturali nonché la composizione sociale del “vecchio mondo” e nel mondo …competono solo grandi spazi economici e culturali
L’Europa è “più necessaria che mai” perché solo con un’Europa Forte sarà possibile contrastare gli “imperi” … Cina, Russia, USA.
L’Unione Europea è forse l’ultima Utopia della nostra generazione.(Bernard Henry Levy)
L’Europa ha una missione, un fine… un’idea che la orienta: combinare le grandi tradizioni laiche e la tradizione cristiana.
Dobbiamo ripensare l’Europa: …una nuova idea d’Europa E’ una grande idea da proporre al mondo che parla di democrazia. Una forma di democrazia che non è fatta solo di razionalizzazione, scienza, tecnica … ma anche cultura, umanesimo europeo.
Non si tratta soltanto di una democrazia intesa come “procedura democratica”, ma anche di diritti, di implementazione dei diritti … di partecipazione informata.
La democrazia rappresentativa, la democrazia accogliente, che dialoga con le altre culture, non si indebolisce ma è più potente.
Ma il potere non è monocratico, centralizzato: il potere si può dividere … articolare con norme e costituzioni… tutti i cittadini debbono partecipare al potere in base ad ordini e norme precise …
L’Europa è un grande spazio dove deve esistere una sovranità europea e in cui le varie identità nazionali, linguaggi, confessioni, sono strette da un “foedus”.
Il foedus di cui parliamo significa lealtà, amicizia, vale a dire la “societas europea”, l’alleanza con gli altri popoli.
Un grande spazio culturalmente unito, dove il potere è articolato e suddiviso, che non esiste in nessuno degli altri “imperi”; questa fu la promessa dei nostri padri fondatori …. Questa è “L’utopia” da contrapporre ai sovranisti!
Ai parlamentari eletti chiediamo di condividere questo documento e lavorare ad una vera e propria nuova fase costituente così da poter realizzare la grande idea-simbolo di una UNIONE EUROPEA FEDERALE.
E’ un ruolo ispiratore di un modello che l’Europa deve assumere nella comunità internazionale; un modello che deve tener conto non solo di RISORSE scarse, ma che prende coscienza della nuova utopia sostenibile i cui contenuti si rifanno all’ «Agenda 2030» delle Nazioni Unite, ovvero a quella “visione strategica del futuro dell’Unione”, e a quelle azioni da intraprendere “per realizzare quei principi ora e nel difficile futuro che ci aspetta”.
La nostra proposta quindi nasce da questa radicale esigenza per battere una deriva autoritaria.
E’ di un Partito Europeo di cui abbiamo bisogno; che segni un nuovo inizio.
Riprendendo Keynes ..”Un programma di Partito va costruito nei particolari giorno per giorno, sotto la pressione e lo stimolo dei fatti concreti; è inutile definirlo a priori se non nei suoi termini più generali. Ma se vuol recuperare le forze deve avere una posizione, una filosofia, una direttiva”.
Un nuovo inizio che riorganizzi la rappresentanza politica a partire dalle “faglie”, dalle divisioni che la società rappresenta.
Una rappresentanza che viva su una partecipazione reale consapevole , informata attraverso organizzazioni, strutture associative , rappresentanze sindacali, luoghi di elaborazione e dibattito e proposte alle autorità di governo … Senza queste strutture infatti non esiste la Democrazia Rappresentativa:… senza si pratica solo una comunicazione immediata.
I cittadini che solo in misura minima (gli ultimi studi parlano di un 3% della popolazione che si “interessa di politica”, cresce l’astensione e calano le iscrizioni ai partiti..) seguono le vicende della attualità politica sentono di dover contare…e non più essere contati, sentono l’esigenza di una forte e Grande Operazione Verità.
In un’epoca di velocità digitale e di insofferenza per il profondo assistiamo ad una pericolosissima evoluzione dell’idea e della pratica della democrazia. La deriva plebiscitaria sta dando nuova forma al sistema democratico. Il Plebiscito dell’ ”audience”, del “leader carismatico” prevede che esso si rivolga direttamente al popolo.
Il “leader carismatico”, by-passando il rapporto con le istituzioni e con l’elezione rappresentativa, gestita non dai partiti ma dai tecnici dell’audience, vede coloro che sanno smontare la complessità dell’elettorato con i numeri e i sondaggi e capire che cosa vuole il popolo e come istigarlo a volere. E’ una Democrazia “plebiscitaria dell’audience” che si regge non su concetti realmente esistenti ma su finzioni..una democrazia “immediata”, “veloce”, “semplice dove il popolo non partecipa, guarda soltanto, assiste allo spettacolo. Una tendenza che separa di fatto i “pochi” che fanno politica dai “molti” che osservano ed esalta questa passività e la visibilità del leader.
Per costruire una ALTERNATIVA occorre, prima di tutto, dare risposta a due domande QUALE SOCIETA’ VOGLIAMO? QUALE DEMOCRAZIA VOGLIAMO?
Una alternativa quindi tutta da costruire che è di fronte ad un mondo che è completamente cambiato e sempre più cambierà e che non puo’ non porsi la domanda: “chi rappresenta chi?. Tutto ciò avviene, peraltro, con uno spettro che si aggira per l’Italia: l’angoscia di un popolo alla ricerca del compimento di una identità nazionale. E’ un popolo che è ancora alla ricerca di un senso di comunità, un significato da dare al suo vivere insieme, un popolo probabilmente ancora in attesa di uno “stato-nazione”.
E’ questa la domanda che ognuno di noi si pone di fronte allo smarrimento segnato e voluto da una classe dirigente (una “elite” )economica, sociale, culturale, politica e, non ultima di certo, “finanziaria” in completo stato confusionale con un orizzonte di futuro che non supera lo steccato del proprio giardino.
E’ infatti dalla questione della “Democrazia dei post-moderni” che occorre partire per garantire la governabilità di società complesse. E’ dall’etimo della Democrazia che occorre partire per superare una crisi epocale, quasi assimilabile al momento post bellico del secondo dopoguerra.
Non consideriamo alcun primato morale della politica ma riteniamo che un nuovo ordine nelle cose debba essere ricercato. Una politica infatti come oggi la “viviamo” non è più in grado di trasformarsi in fatti concreti semplicemente per il fatto che ha perduto completamente la credibilità, ha perduto l’identificazione tra “potere della politica” e “potere dello Stato”. Un sistema ormai che esprime una scarsissima “manovrabilità amministrativa” essendo etero diretto dall’esterno, senza strumenti di iniziativa imprenditoriale ma soprattutto condizionato da interessi dell’alta burocrazia.
“Un ordine” che la politica DEVE ricercare; ma soprattutto un ordine che consenta a tutti i cittadini di essere protagonisti così come il suffragio universale ci ha tramandato. La diffusione di internet (che in Italia è ancora molto bassa) potrebbe indurre in errore nel pensare ad una comunità di decisori in cui tutti decidono su tutto. Ma internet rimane uno strumento formidabile di trasmissione di conoscenza (almeno di informazioni) e come tale tutti possono/potranno consapevolmente approfittarne. Un “tutti” che non vuole essere un assoluto ed “indistinto” parametro di partecipazione ma può costituire una garanzia nei confronti di pericolose involuzioni oligarchiche. Coniugando quindi la consapevolezza di questa “partecipazione conoscitiva” con un sistema di delega si può pervenire ad una democrazia rappresentativa “vera”.
La chiave di volta di questo sistema è la rappresentanza: La rappresentanza oggi garantisce al cittadino un voto, dopo di che il nulla sul piano del controllo e della costruzione delle decisioni. La rappresentanza di cui “parlano i cittadini” è invece quella che garantisce la partecipazione alla riscrittura, ormai indifferibile, delle regole del nostro vivere insieme, della forma dello Stato.
E’ giunto il momento di riscrivere nuove regole del nostro vivere civile, di aprire una fase costituente e questo lo possono fare solo i cittadini. E’ vero che i grandi cambiamenti avvengono su impulsi d’elite ma sono destinati al fallimento o al non compimento se le “persone” non se ne impossessano in nuovi corpi intermedi.
Prima della decisione ultima (il voto) le persone debbono decidere della loro volontà di impossessarsi dei processi decisionali che influenzeranno la loro vita, che decideranno del bene comune. L’iscrizione, al raggiungimento della maggiore età, alle liste elettorali non può più essere sufficiente ad esprimere “Democrazia” e un “governo del popolo”, così come in una società profondamente mutata e complessa la rappresentanza non può essere affidata solo e totalmente, a “questi” corpi intermedi.
Concretamente quindi solo una dichiarazione di volontà delle persone che intendono partecipare di volta in volta, esprimendo precisa delega, alla formazione della “governance” di questo Paese potrà garantire il passaggio alla Democrazia del terzo millennio.
La Dichiarazione Pubblica di Volontà delle persone è quindi l’atto primo della formazione della decisione; è l’atto che sancisce l’esercizio del diritto di voto in modo informato e consapevole.
Affrontare peraltro le questioni che segnano questa crisi epocale da parte di persone consapevoli e coscienti può fare la differenza tra soluzioni condivise e soluzioni imposte. Questa Dichiarazione si può realizzare attraverso “atto pubblico” e rendere pubblico mediante siti che parteciperanno a questo percorso.
Riprendere e cambiare quindi l’art. 49 della Costituzione (Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per concorrere con metodo democratico a determinare la politica nazionale) finalizzato, in “quell’epoca storica“, alla costruzione dei corpi intermedi che si chiamano “partiti” ma respingere altresì contemporaneamente il processo di de-intermediarizzazione da tempo in atto.
La Pubblica Volontà si concretizza quindi in momenti di confronto sulle questioni e contestualmente si pone l’obiettivo di giungere ad una sintesi della rappresentanza su due soggetti, garanzia di alternanza al governo della cosa pubblica. Due corpi intermedi che rappresenteranno le politiche che governeranno la cosa pubblica.
Quartiere per Quartiere, Comune per Comune, Provincia per Provincia, Regione per Regione solo attraverso la Dichiarazione Pubblica di Volontà dei cittadini e con precisa Delega si costruiscono i corpi intermedi del terzo millennio.
E’ necessaria quindi una iniziativa di tipo culturale prima ancora che politica in senso stretto che affronti ad iniziare dalla Grande Operazione Verità di cui sopra una nuova fase costituente ( e questo è il compito di una elite intellettuale) o se vogliamo, un nuovo Rinascimento basato sui Principi e sui Valori dell’uguaglianza e della responsabilità.
Noi vogliamo essere parte di questo “processo costituente “ attraverso la costruzione di “gruppi per la democrazia”, isole libere, plurali, solidali, di impegno e discussione, all’interno di ogni realtà territoriale, sociale e culturale. Isole per un arcipelago di agorà per questo Paese.
Un percorso innovativo, fuori dagli schemi, che fida nel cuore e nelle menti dei cittadini che hanno compreso appieno la necessità di un radicale cambiamento di sistema.
Una nuova di Europa non puo’ prescindere da un reale processo di democratizzazione : da UN NUOVO ASSETTO ISTITUZIONALE. Un progetto originale quindi che in primis preveda un Governo Federale eletto da un Parlamento Europeo legittimamente eletto dai cittadini europei.
Un progetto che, accanto al rigore economico, ha due pilastri : la solidarietà e la sussidiarietà. E’ un processo che richiederà da parte dei cittadini europei prima ancora che dei governi attualmente in carica, l’accettazione di una cessione di sovranità e la creazione di nuovi “pesi e contrappesi”. Lingue diverse, popoli diversi, tradizioni diverse debbono formare un nuovo modello di sovranità.
Se l’Europa vuole riconquistare la solidarietà dei propri cittadini, potrà farlo solo dimostrando concretamente di essere in grado di stabilire una cooperazione tra europei, nel contesto di una cooperazione internazionale tra pari.
Occorre ri-iniziare dalla volontà politica dei soci fondatori per una Europa a due velocità superando una astorica ed inconsapevole operazione di allargamento.
Accanto al processo di democratizzazione enunciato è indispensabile lavorare per una
FISCALITA’ EUROPEA
che, ricercando una uniformità delle fiscalità degli stati, sia in grado di porre rimedio alle disuguaglianze provocate dalla finanziarizzazione e dalla globalizzazione non controllata che abbiamo vissuto in questi anni. Due fenomeni che, accanto e a fronte di un miglioramento del tenore di vita di milioni di persone, hanno rappresentato per molti, e in particolare nella classe media del vecchio mondo, la perdita del lavoro, il peggioramento delle condizioni di vita, e di ogni sicurezza.
Tutto ciò al fine, non meno importante, di eliminare le distorsioni provocate dal dumping sociale e fiscale e ambientale soprattutto all’interno dell’UNIONE.
Le risorse provenienti dalla FISCALITA EUROPEA dovranno finanziare
- a) la formazione permanente dei lavoratori ed un sussidio di disoccupazione europeo
- c) la ricerca, la formazione e le università europee, la cultura.
- d) la regolamentazione e il finanziamento dell’accoglienza e dell’integrazione dei migranti.
PER UNA POLITICA INDUSTRIALE COMUNE
Una Politica industriale comune che supporti gli investimenti produttivi tecnologici e scientifici.
PER AFRONTARE I FENOMENI DI RISCALDAMENTO GLOBALE E DEI MUTAMENTI CLIMATICI che dovranno essere letti e interpretati, nel rispetto delle generazioni future, dal Parlamento Federale Europeo, come il “nord” della bussola che guiderà il lavoro.
Le aumentate disuguaglianze in termini di reddito, ascrivibili agli effetti di una finanziarizzazione dell’economia hanno raggiunto anche in Europa livelli ormai insostenibili che vanno affrontati nell’ottica della chiave di volta di un nuovo welfare.
PER LE NUOVE TECNOLOGIE
che hanno ed avranno riflessi drammatici sull’occupazione anche se si creerà una forza lavoro dedita alla creazione di conoscenza, idee e innovazione. E’ mutato il modo di produrre le merci, ma anche le grandi trasformazioni, avvenute nel settore dei servizi, rendono superflue la proprietà materiale dei beni e comporteranno ovviamente costi sociali sempre più elevati.
La rivoluzione digitale, i cambiamenti climatici, la necessità di energia sostenibile, i progressi della medicina rappresentano sfide che non possiamo perdere. Stati Uniti, Cina e Giappone stanno investendo moltissimo in questa direzione. L’Unione Federale Europea deve porsi in questo contesto l’obiettivo di una “leadership scientifica Europea”.
Fondamentale, a tale riguardo, la collaborazione tra università e centri di ricerca degli Stati membri e l’aumento del bilancio europeo destinato a progetti comuni.
PER UNA ARMONIZZAZIONE E REGOLAMENTAZIONE DEL LAVORO
L’Europa Federale deve farsi carico di una sempre maggiore armonizzazione, regolamentazione e tutela del lavoro, in presenza degli stravolgimenti epocali causati dall’intelligenza artificiale, la realtà virtuale, la realtà aumentata, i mezzi di trasporto senza guidatore, le biotecnologie e gli algoritmi, le cui applicazioni già sono visibili..
PER UNA DIFESA, SICUREZZA, CONTROLLO DELLE FRONTIERE E IMMIGRAZIONE
Un’ Unione Federale Europea più forte nel mondo è ciò che ci chiedono i “cittadini del Mondo”.
Difesa, sicurezza, controllo delle frontiere e immigrazione devono diventare politiche comuni. Dobbiamo iniziare il percorso per costruire un esercito europeo da attuare mediante l’unificazione dei bilanci della difesa degli stati membri. Occorre prioritariamente rivedere per intero il “Migration Compact”: il piano presentato dall’Italia per aiutare i paesi di origine e transito dei migranti nella gestione dei flussi, nell’assistenza umanitaria e nei rimpatri. Il controllo dei confini comuni, marittimi e terrestri, deve diventare un compito delle agenzie comunitarie. La gestione ordinata e condivisa dei flussi migratori è la premessa per superare il Trattato di Dublino e organizzare un sistema di accoglienza e integrazione comune.
GLI OBIETTIVI DI SVILUPPO SOSTENIBILI fissati dall’ONU per il 2030 (Agenda 2030 ) debbono rappresentare il faro di tutto quanto abbiamo sostenuto. Fame, salute, acqua, povertà, energia, infrastrutture, occupazione, disuguaglianze, clima, pace e istruzione sono le nostre priorità! Obiettivi di sviluppo sostenibile che devono essere inclusi, al pari di quelli relativi alla stabilità finanziaria, nella governance dell’Unione.
Per questo dobbiamo cambiare il nostro modo di leggere ed affrontare i problemi che ci circondano. Gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite devono essere inclusi, al pari di quelli relativi alla stabilità finanziaria, nella governance dell’Unione.
In una nuova Europa l’impegno per costruire in questa Nuova Italia un Partito alternativo al sovranismo ed al populismo oggi dilagante..
Un Partito che realizzi il processo di democratizzazione già accennato sviluppando un radicamento tra i “cittadini consapevoli ed informati” ed esprimendo un gruppo dirigente autorevole e credibile e competente.
Una attività di studio e proposta diffusa nel Paese che affronti strategie economiche diverse dal passato contemplando una sovranità europea.. e respingendo tentativi di
L’Italia ha bisogno di Riforme Radicali di Sistema.
Per questo riteniamo che il moderatismo, la ricerca di un consenso al”centro” non sia più perseguibile. Il moderatismo non esiste più.
Una Alternativa che Ripensi ad un assetto istituzionale diverso con Macro Regioni che richiamino i collegi Europei ma soprattutto che realizzino sul piano dei costi principi di efficienza ed economicità in un’ottica di solidarietà nazionale.
Sono Riforme radicali quelle di cui abbiamo bisogno; che ci permettano di uscire da scenari ottocenteschi con i circa 8000 comuni e l’ottantina di Province con Statuti più o meno “speciali”.
Riforme radicali che giungano ad una riduzione del numero di Parlamentari componenti un’unica Camera ma soprattutto che sviluppino un efficientamento della attività legislativa.
Riforme radicali che affrontino il tema della Giustizia, della Formazione , della fiscalità ( stante un debito “enorme”): pilastri portanti di un sistema
Cio’ sapendo che è il sistema che è “corrotto” e che richiede riforme tecnico amministrative e burocratiche radicali ed importanti.
Un Partito che intenda articolare la propria presenza sul territorio attraverso la propria attivazione sui social media, la realizzazione di position paper, issue newsgroup e iniziative formative (seminari, convegni, dibattiti e workshop) ed una “Infrastruttura leggera” che darà voce, in questa fase, a questa “alternativa costituente”.
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