da il Riformista (https://www.ilriformista.it/)-
Come accade spesso nei momenti di crisi, succede che ti va in crisi il cervello. Ed è il pericolo più tragico che in periodi di questo genere ti possono capitare. Quando cessi di ragionare, di articolare il discorso e procedi per grumi: sì sì, no no. Nero e bianco. Buono e cattivo. Le forze del male contro le forze del bene. Si sta precipitando in questa deriva.
Ma il manicheismo era una cosa diversa, tutto sommato. Anche perché si proiettava su uno sfondo teologico che oggi manca completamente. Direi invece: una deriva psicofisica.
I media in questi giorni di alta tensione sono straordinari: scombinati, privi di direzione, sempre peggio.
È una follia. Si tratta per l’ennesima volta della manifestazione di una guerra civile europea. Perché soltanto i pazzi possono pensare che Mosca non faccia parte del multiverso dei linguaggi europei.
Prendere Dostoevskij, Tolstòj e Puškin e metterli altrove rispetto all’Europa può essere una operazione che solo un demente può fare.
No, frutto di demenza. Perché l’ignoranza di per sé è perfino un fatto scusabile. Solo un demente può compiere questo scempio che io colloco all’interno della guerra civile europea, come suo ultimo atto.
Ma no. No. Abbiamo bisogno di dirle, queste cose? Ma scusi, come si fa a pensare all’Europa senza la grande filosofia illuministica? Alla corte di Caterina di Russia ci stavano i Diderot, i Voltaire. Tutta la nostra cultura idealistica che si trapianta in Russia, con Herzen (Aleksandr Ivanovič Gercen, ndr). Dall’idealismo al marxismo, che in Russia non nasce con Lenin ma c’era anche prima. E arriviamo all’hegelismo. La grande cultura apocalittica russa, Dostoevskij in primis. La grande catastrofe della prima guerra mondiale vissuta dagli europei la descrivono loro, basta leggersi il Diario dello Scrittore di Dostoevskij. Ma davanti a certe cose cadono le braccia, non viene neanche più voglia di articolare un discorso. Viene semplicemente voglia di prendere a calci in culo i dementi che prendono l’iniziativa di bloccare un corso su Dostoevskij.
Né il Pci. Né la storia del Novecento italiano, sostenuto in un campo e nell’altro dal paradigma russo. Don Camillo e Peppone, a un certo punto, volano insieme a Mosca… La guerra ideologica è stato un conflitto strisciante tra le culture europee. Una corrente che certamente nasce dall’idealismo, dal marxismo e poi si traduce in Russia in un determinato modo e da noi in un altro, tenendosi insieme in un confronto – scontro a distanza, ma che comunque nasce dallo scorrere della storia che sempre sfocia in quei conflitti generativi di nuove idee, anche politiche. Ci sono stati anche conflitti tra marxismi diversi, all’interno di un universo formato da linguaggi filosofici, politici, scientifici europei.
È storia europea. È la vicenda della guerra civile europea, tra le varie isole, tra i vari spazi europei sono continuati conflitti che è difficile armonizzare. Sono spazi e linguaggi che confliggono ma che appartengono tutti chiarissimamente a una matrice comune.
Non sono amareggiato, sono disperato. Quando si arriva a questi livelli non c’è più niente da fare. E ogni parola diventa inutile. Significa che tutto il lavoro di culturalizzazione, di educazione di un popolo non ha funzionato: non ha funzionato la scuola, l’università, i giornali, il dibattito pubblico. Ci si schiera subito da una parte contro l’altra e tutto è polarizzato fino all’estremo. Fino a non vedere, fino al rinnegare la storia, la natura, la sostanza dei fatti.
Non importa. Già il fatto che avessero pensato di sospendere un corso di storia letteraria è gravissimo di per se stesso. È il segnale e il sintomo di una cosa che riguarda tutti.
Ma il modo in cui se ne parla è praticamente lo stesso.
Sì, siamo fermi lì. Noi siamo il giusto. Siamo la giustizia contro l’ingiustizia. Incarniamo i valori contro i disvalori. Siamo l’umano e combattiamo contro il disumano. Siamo a questi livelli, e non c’è niente da fare. È tremendo.
Non se ne esce più. Si sta avvicinando il momento della catastrofe vera e da lì, forse, rinascerà qualcosa.
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