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La contestazione del “creating shared value”

29 Maggio 2014 by Redazione Lascia un commento

(da www.politeia.it)- L’articolo “Contesting the Value of ‘Creating shared value’”, di Crane, Palazzo, Spence e Matten, pubblicato nel secondo numero del 2014 della California Management Review. Un lavoro in cui gli autori, studiosi di Business Ethics sostenitori del “ruolo politico” dell’impresa, svolgono una critica approfondita del concetto di “creating shared value” (CSV), coniato e reso popolare nella business community e tra gli studiosi di management da Porter e Kramer in particolare in due articoli apparsi sulla Harvard Business Review nel 2006 e nel 2011. Per “Shared value”, Porter e Kramer intendono “politiche e pratiche operative che aumentano la competitività di un’impresa e al contempo migliorano le condizioni economiche e sociali delle comunità entro cui tale impresa opera”. Scopo di Porter e Kramer era riguadagnare la fiducia persa dal business nell’attuale epoca di crisi: a loro avviso “imparare come creare valore condiviso è la nostra sola chance per restituire legittimità al business”. Pertanto,  l’adozione del concetto di CSV può contribuire a “rimodellare il capitalismo e le sue relazioni con la società”.

Nell’articolo viene analizzato criticamente il concetto di CSV sia in relazione ai suoi scopi dichiarati – rilegittimare il business, rimodellare il capitalismo –, sia in relazione al suo contributo alla comprensione e definizione del ruolo sociale  e delle responsabilità delle corporation. A giudizio degli autori, il concetto di CSV costituisce “un progresso significativo verso una maggiore attenzione alle dimensioni sociali del business e può agire come uno sprone alla definizione di pratiche migliori”. Tuttavia, esso presenta anche numerosi e gravi difetti: si tratta di un concetto non originale; esso ignora le tensioni tra scopi sociali e scopi economici; rivela una natura ingenua rispetto alle sfide poste dalla compliance; è basato su una concezione superficiale del ruolo della corporation nella società. In definitiva, il concetto di CSV è “una risposta reazionaria piuttosto che un’iniziativa di reale trasformazione”, poiché rappresenta un approccio che è esso stesso “endemico agli attuali fallimenti del sistema capitalistico”.

Oltre a indicare questi limiti, Crane et al. individuano approcci alternativi al CSV già presenti nella letteratura di settore e a loro avviso più utili, in quanto espressione  di una più ampia prospettiva sullo scopo dell’impresa: la “stakeholder theory”, la letteratura sulla innovazione sociale, la “Integrative social contract theory” e la “political CSR”.

Nel medesimo numero della California Management Review  è pubblicato un commento di Porter e Kramer all’articolo e una ulteriore replica di Crane et al.

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